Lunedì 23 Dicembre 2024

«Entro 20 anni di nuovo sulla Luna, poi su Marte»

La Nasa, l'Ente Spaziale americano, ha in cantiere un programma che prevede una missione umana sulla Luna entro i prossimi dieci anni e una su Marte entro i prossimi venti. Non è solo un'intenzione. È già un progetto sul quale si sta lavorando alacremente. Lo ha detto Charles Frank Bolden, amministratore generale della Nasa. Dunque è tornata la voglia di esplorare, di lasciare impronte umane su territori alieni. Perché? Franco Foresta Martin è giornalista scientifico del Corriere della Sera, geologo, fondatore dell'Unione Astrofili Italiani e direttore della rivista Astronomia. Dieci anni fa, il suo lavoro di divulgatore scientifico è stato premiato «battezzando» l'asteroide 18122 con il suo nome. «La voglia di conoscere - dice - è dell'uomo e nell'uomo. La spinta ad esplorare è nata con noi e finirà solo quando e se ci estingueremo». L'istinto all'esplorazione spiega l'aspetto romantico di questo lunghissimo percorso ma non si può negare che questa sorta di «sindrome di Icaro» sia cominciata per ragioni che di romantico avevano ben poco. «È vero. A Baikonur Samantha Cristoforetti è partita dallo stesso cosmodromo dal quale fu lanciato il primo satellite artificiale nel 1957, lo Sputnik. E da lì parti, nel 1961 il primo uomo che orbitò attorno alla Terra, Yuri Gagarin e, qualche anno dopo, la prima donna, Valentina Tereskova. E l'esplorazione del cosmo apparve subito come una motivazione quasi di facciata che ne nascondeva un'altra: la sperimentazione di lanciatori capaci di portare un satellite in orbita. Ma anche una testata nucleare che raggiungesse il nemico. Da questo punto di vista la “corsa allo Spazio” fu parte della tragedia della Guerra Fredda e in quanto tale fu anche “corsa alle armi” in ossequio alla teoria della deterrenza. C'erano ragioni di strategia ed esibizione di prestigio scientifico e tecnologico». L'INTERVISTA INTEGRALE NELLE PAGINE DEL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA

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