MILANO. Negli ultimi 50 anni il 'respiro' della Terra è diventato sempre più affannoso per colpa dell'agricoltura. Dopo la 'Rivoluzione Verde' di metà Novecento, le coltivazioni sempre più 'dopate' e intensive (specialmente quelle di mais) hanno accentuato le oscillazioni stagionali dell'anidride carbonica (CO2) in atmosfera. È questa la conclusione a cui sono giunti due studi indipendenti pubblicati su Nature. «Quello che abbiamo sotto gli occhi è l'effetto della Rivoluzione verde sul metabolismo della Terra», afferma Ning Zeng, docente di scienze dell'atmosfera e degli oceani presso l'università del Maryland e autore del primo dei due studi. «I cambiamenti del modo con cui usiamo il suolo - aggiunge - possono alterare il respiro della biosfera». Questa connessione viene dimostrata chiaramente da un nuovo modello dell'atmosfera elaborato dal suo gruppo di ricerca. I dati rivelano che, tra il 1961 e il 2010, la quantità di terra coltivata è aumentata del 20%, mentre la produzione è triplicata: piante più robuste e produttive sono in grado di accumulare più CO2 durante la primavera e l'estate, e di conseguenza ne liberano quantità maggiori durante la decomposizione che avviene tra autunno e inverno. Le coltivazioni sono diventate ormai degli 'ecosistemi dopati', secondo Josh Gray dell'università di Boston, coordinatore del secondo studio pubblicato su Nature. I calcoli fatti dal suo gruppo di ricerca rivelano che, tra il 1961 e il 2008, l'aumento della produttività dei raccolti di mais, soia, riso e grano nell'emisfero settentrionale è stato pari addirittura al 240%: questo si sarebbe tradotto in un miliardo di tonnellate cubiche di carbonio assorbito e rilasciato dalle piante ogni anno, e sarebbe responsabile del 25% dei cambiamenti osservati nel ciclo stagionale della CO2.