ROMA. Un tredicenne su tre è stato vittima di cyberbullismo, fenomeno sempre più diffuso ma anche sempre più sommerso, visto che solo nell'85% dei casi questi episodi arrivano a conoscenza di genitori o insegnanti. E' l'allarme lanciato dagli 'Stati Generali della Pediatria' organizzati al Teatro Brancaccio dalla Società italiana di Pediatria e dalla Polizia di Stato, in occasione della Giornata Mondiale del Bambino e dell'Adolescente. Vero e proprio "problema di salute pubblica", ricorda il presidente della Sip Giovanni Corsello, il cyberbullismo può avere conseguenze anche gravi, come "sindromi depressive, ansia e una maggiore propensione all'uso di droghe e comportamenti devianti".
In particolare, secondo i risultati dell'Indagine 'Abitudini e stili di vita degli adolescenti' condotta dalla Sip su un campione di 2.107 studenti delle scuole medie, il 31% dei tredicenni dichiara di esser stato vittima, almeno una volta, di insulti e minacce via web, mentre il 56% ha amici che le hanno subìte. Le persecuzioni online viaggiano nel 39,4% dei casi sui social network, nel 38,9% sulle chat, ma anche via sms (29,8%). Nel 15% si arriva a pubblicare foto o filmati e nel 12,1% a creare profili falsi su Facebook.
Tra gli aspetti più complessi, la difficoltà a parlarne. Oltre la metà delle vittime dichiara,
infatti, di "difendersi da solo", solo il 16,8% ne informa un adulto, il 14,2% ne parla con un amico, l'11,7% subisce senza fare niente. Solo il 3,2%, arriva a denunciare. Nonostante
rappresentino una minima parte di ciò che accade, "il numero di denunce per atti di cyberbullismo giunte alla Polizia Postale è quintuplicato in un anno, tra il 2013 e il 2014", dichiara Marco Valerio Cervellini, responsabile per i progetti di prevenzione e
legalità della Polizia Postale. Rispetto al bullismo tradizionale, in quello online "chi vuole colpire può nascondersi nell'anonimato del web, non c'è un rapporto faccia a faccia con la vittima". Sono, inoltre, situazioni più difficili da far emergere, perché i ragazzi sono costretti ad 'aprire' la propria vita sui 'social' agli adulti, spesso estranei al funzionamento della rete. Di qui l'idea di un Vademecum elaborato da Sip, Polizia di Stato e Facebook, per promuovere un uso positivo del web.
Parlare con i propri figli per far capire loro che internet "non è un mondo virtuale ma parte della vita reale" e chiedergli consigli su come navigare "per capire come si comportano sul web e renderli consapevoli di eventuali pericoli". Sono alcuni dei consigli per i genitori, insieme a quello di tenere a mente che "proibire non serve". L'unica arma è la prevenzione. Mira a questo il protocollo d'intesa tra Sip e Polizia siglato oggi davanti a decine di scolaresche romane, "un importante passo per la creazione di un modello di formazione e informazione per rendere la rete un'opportunità e non un pericolo", commenta Roberto Sgalla, direttore Centrale per la Polizia Stradale, ferroviaria, delle Comunicazioni e per i Reparti Speciali. Mentre dalla Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini arriva l'invito ai ragazzi: "Non tacete! Nelle situazioni di disagio e paura, non isolatevi! Chi vi aggredisce e vi offende punta tutto sul vostro silenzio".
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