NEW YORK. Nel 2012 gli avevano dato tre mesi di vita per via di un tumore. Lui è il co-creatore dei Simpson Sam Simon. Per questo ha deciso di dare tutto in beneficenza ossia il suo patrimonio personale di 100 milioni di dollari. Non ha figli, e oggi non guida più e scrive molto poco. «I riconoscimenti che sto ottenendo adesso – ha raccontato - sembrano un po’ come il funerale di Tom Sawyer, perché tutti sanno che sono malato. La verità è che ho più soldi di quanto sia interessato a spenderne. Mi sono preso cura di tutti i membri della mia famiglia, e questo mi rende felice». Simon è anche un attivista per i diritti degli animali, ha donato molti soldi alla Sam Simon Foundation, che fornisce cani da assistenza per disabili e soldati che sono stati in Iraq e Afghanistan. In un recente ritratto su Vanity Fair, Merrill Monroe ha scritto di lui: «Nel campo della scrittura comica, piena di gente sedentaria, costantemente piagnucolosa e concentrata su di sé, Sam Simon è un’anomalia. Da quando gli è stato diagnosticato un tumore al colon e gli sono stati dati dai tre ai sei mesi di vita, è concentrato come un laser in una corsa contro il tempo per accertarsi che tutti i suoi soldi – centinaia di milioni di dollari – ricavati dagli anni di lavoro sui Simpson e su altri show televisivi siano indirizzati verso le cause benefiche che gli stanno a cuore». Nato a Los Angeles nel 1955, Simon è emerso da una famiglia caotica atterrando su una vita da Hollywood dopo essersi laureato a Stanford. Fu assunto dal San Francisco Chronicle e dal San Francisco Examiner come vignettista, ma si stancò presto e spedì la sceneggiatura per un episodio della serie televisiva Taxi. Andò in onda e Simon fu assunto. Aveva 25 anni. La sua propensione alla comicità lo fece arrivare nello staff dei Simpson, per il quale ha scritto numerose puntate delle prime stagioni e ha messo insieme il primo team di sceneggiatori (oltre ad aver creato personaggi come Charles Montgomery Burns e il commissario Winchester). La notizia del cancro terminale, sebbene devastante, per Simon è stata anche una specie di liberazione. Ha detto infatti che «avere il tumore ha significato far parte di una lotta. Ma è stata anche un’avventura, un’occasione educativa. È stata l’esperienza più incredibile della mia vita».