BARI. All’Università di Bari sono in arrivo i bandi per reclutare 31 nuovi professori associati. Ma esplode un nuovo caso parentopoli. Sebbene sia vietato assumere chi ha «parenti o affini fino al quarto grado» nello stesso dipartimento, quel divieto non sembra riguardare mogli o mariti. Il problema è stato sollevato dal Collegio dei garanti, che ha fatto emergere le incongruenze tra la legge (e il nuovo regolamento di Ateneo) e il codice etico dell’Università di Bari, in cui - oltre ai parenti fino al quarto grado - è vietata anche l’assunzione del coniuge, come scrive La Gazzetta del Mezzogiorno. In una lettera, il presidente del Collegio, Ugo Villani, ha invitato i colleghi a una interpretazione «costituzionalmente orientata» della legge Gelmini: «Sarebbe irragionevole - scrive - sancire il divieto per gli affini entro il quarto grado e non per il coniuge». E ancora:: «Non posso chiamare in dipartimento il cugino di mia moglie, che magari non ho mai visto in vita mia, ma posso chiamare mia moglie. È una situazione assolutamente irragionevole, ed ecco perché mi sembrava giusto sollevare una questione che ha una indubbia rilevanza etica: per questo proponiamo una interpretazione della legge Gelmini che a noi pare giusta, ed è sostenuta da una sentenza del Consiglio di Stato». Ecco perché i giudici amministrativi hanno annullato un assegno di ricerca che l’Università di Teramo aveva assegnato alla moglie di un ricercatore dello stesso dipartimento: «Se l’affinità presuppone il coniugio, la ragione di incompatibilità riferita all’affinità a maggior ragione vale per il coniugio». A Bari è invece probabile che si arrivi a una votazione e potrebbe succedere che il Senato accademico voti per ammettere ai concorsi mariti e mogli.