PALERMO. Come il rospo che diventa principe. Ma stavolta, al posto della principessa e del suo bacio, c'è una severa commissione di scienziati con una delibera di carta bollata. Ma ormai è fatta, almeno in Italia: il cane di mannara (l'equivalente del rospo) è diventato Razza (l'equivalente del principe) e non è più sinonimo di «cane qualunque», seppur bello e utile.
Informa, infatti, l’Ente Nazionale della Cinofilia Italiana (ENCI) che "preso atto del favorevole parere espresso dalla Commissione Tecnica Centrale sulla base dei risultati scientifici prodotti dagli studi condotti dal gruppo di lavoro coordinato da Luigi Liotta del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Messina, ha deliberato di accogliere la richiesta di Samannara (associazione presieduta dal Florindo Arengi nata per salvare la razza dall’estinzione e farla riconoscere ufficialmente) ed ha attivato il Registro Supplementare Aperto (RSA) per la razza Cane di Mannara o Mastino Siciliano".
Insomma un’investitura con tutti i sentimenti visto che l'RSA è un Registro del Libro genealogico del cane di razza approvato dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali e dedicato alla iscrizione di animali appartenenti a popolazioni tipiche italiane in fase di recupero come razze. Non è stata una strada breve né facile. La definitiva iscrizione al RSA nasce anche dall’esito del primo raduno di aspiranti cani di Mannara (ormai la maiuscola è doverosa) tenutosi nel corso dell’esposizione nazionale canina di Enna l’11 maggio scorso.
In quell'occasione una terna di giudici nominata dall’ENCI e costituita da Salvo Tripoli (estensore dello «standard provvisorio», una sorta di pre-nomina, insieme con Dino Miceli, Florindo Arengi e Luigi Liotta), Antonino La Barbera, Riccardo di Carlo, coordinati da Nicola Iannelli docente del Dipartimento di Scienze Veterinarie, ha sottoposto alle «verifiche zootecniche» i cani presenti.
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