ROMA. La qualità della sanità italiana è inadeguata per metà degli italiani, e per una buona percentuale (il 38,5%) negli ultimi anni è peggiorata. Lo afferma il Monitor Biomedico 2014, l'indagine periodica realizzata dal Censis presentata a Roma, secondo cui però i piccoli ospedali, anche recentemente additati come una delle cause dei disagi dagli esperti, non andrebbero chiusi. Dalla ricerca emergono forti differenze regionali sulla percezione della sanità. Se nel Nord-Est solo il 27,5% del campione si considera insoddisfatto la percentuale sale al 72% al Sud. Allo stesso modo se per il 70% degli intervistati del nord est i servizi sono rimasti uguali al Sud il numero scende al 54%.
«L'aspetto che pesa più negativamente è la lunghezza delle liste d'attesa - si legge nel documento - è l'opinione del 64% degli italiani. Negativo anche il giudizio sulla chiusura dei piccoli ospedali, a cui il 67% si dichiara contrario, perchè costituiscono un presidio importante (44%). Il 33% è invece favorevole». Per effetto della crisi i pazienti italiani si rivolgono sempre di più al 'fai da te'. Il 53% ha sopportato liste d'attesa più lunghe, il 48% si è rivolto direttamente al privato per evitarle mentre due terzi degli italiani hanno sostenuto spese di tasca propria, in particolare per il ticket sui farmaci (66%) e sulle visite specialistiche (45,5%), o per le prestazioni odontoiatriche private.
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