Lunedì 23 Dicembre 2024

Entomofagia, l'arte di mangiare insetti: 1.900 quelli commestibili

TORINO. Il torito, una cimice che ha lo stesso sapore dell'avocado, il verme della pigna dell'agave, da gustare con una salsina. Senza dimenticare il «delizioso» - parola di chef - uovo di mosca o della formica adulta. E, soprattutto, l'insetto da mangiare rigorosamente vivo, perchè morto perde ogni sapore, «che ha gusto di cannella, anice e mela verde». Sono alcune delle 'pietanzè che il cuoco messicano Irad Santacruz Ariniega, fiduciario Slow Food, ha portato al Salone del Gusto di Torino per affidarli all'Arca del Gusto. «Parlare di insetti in Messico significa parlare della nostra cultura, delle nostre origini, della nostra gastronomia, dichiarata dall'Unesco Patrimonio dell'Umanità per la sua biodiversità», spiega il cuoco ai visitatori del Lingotto di Torino nell'incontro 'Insetti ed erbacce nei nostri piatti". A spiegare le proprietà nutrizionali delle circa 1.900 specie di insetti commestibili, considerati una risorsa alternativa ecosostenibile, sono stati la biologa nutrizionista Claudia Storacè e l'entomologo Stefano Speranza. Per quest'ultimo, «il tabù psicologico dell'entomofagia è facilmente eliminabile. Basti pensare - dice - che l'80% dei miei studenti, alla fine del corso, mangiano insetti». A guidare la classifica degli insetti più mangiati, secondo i dati forniti dalla dottoressa Storacè, sono i coleotteri (31%), seguiti dai lepidotteri, in particolare bruchi, imenotteri, tipo formiche e api, e ortotteri, come cavallette e grilli. «Gli insetti - spiegano gli studiosi - sono una fonte di proteine di alto valore, la più ecosostenibile, oltre che di altri elementi importanti come vitamine, fibre e sali minerali». Il bruco, ad esempio, fornisce fino a 31 milligrammi di ferro per 100 grammi di materia secca contro gli 1,3 milligrammi forniti dalla carne bovina. Non resta, quindi che provare. E , per farlo, il Salone dedica un laboratorio del gusto agli insetti.

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