TORINO. Il torito, una cimice che ha lo stesso sapore dell'avocado, il verme della pigna dell'agave, da gustare con una salsina. Senza dimenticare il «delizioso» - parola di chef - uovo di mosca o della formica adulta. E, soprattutto, l'insetto da mangiare rigorosamente vivo, perchè morto perde ogni sapore, «che ha gusto di cannella, anice e mela verde».
Sono alcune delle 'pietanzè che il cuoco messicano Irad Santacruz Ariniega, fiduciario Slow Food, ha portato al Salone
del Gusto di Torino per affidarli all'Arca del Gusto. «Parlare di insetti in Messico significa parlare della nostra
cultura, delle nostre origini, della nostra gastronomia, dichiarata dall'Unesco Patrimonio dell'Umanità per la sua
biodiversità», spiega il cuoco ai visitatori del Lingotto di Torino nell'incontro 'Insetti ed erbacce nei nostri piatti".
A spiegare le proprietà nutrizionali delle circa 1.900 specie di insetti commestibili, considerati una risorsa alternativa
ecosostenibile, sono stati la biologa nutrizionista Claudia Storacè e l'entomologo Stefano Speranza. Per quest'ultimo, «il
tabù psicologico dell'entomofagia è facilmente eliminabile. Basti pensare - dice - che l'80% dei miei studenti, alla fine
del corso, mangiano insetti».
A guidare la classifica degli insetti più mangiati, secondo i dati forniti dalla dottoressa Storacè, sono i coleotteri (31%),
seguiti dai lepidotteri, in particolare bruchi, imenotteri, tipo formiche e api, e ortotteri, come cavallette e grilli. «Gli
insetti - spiegano gli studiosi - sono una fonte di proteine di alto valore, la più ecosostenibile, oltre che di altri elementi
importanti come vitamine, fibre e sali minerali».
Il bruco, ad esempio, fornisce fino a 31 milligrammi di ferro per 100 grammi di materia secca contro gli 1,3 milligrammi forniti dalla carne bovina. Non resta, quindi che provare. E , per farlo, il Salone dedica un laboratorio del gusto agli insetti.
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