ROMA. Per cancro si muore meno, ma preoccupa il fatto che sia in aumento tra le donne l'incidenza di quello al polmone, anche a causa del fattore di rischio principale, il fumo di sigaretta, che risulta ancora troppo diffuso. In circa vent'anni (1996-2014) le morti per tumore sono diminuite del 18% fra gli uomini e del 10% fra le donne, mentre il numero di nuovi casi è sostanzialmente stabile nel 2014 rispetto al 2013: saranno infatti 365.500 quest'anno (erano 366mila lo scorso anno, 364mila nel 2012 e 360mila nel 2011), di cui 196.100 (54%) uomini e 169.400 (46%) donne. Il fattore di rischio più importante, il fumo di sigaretta, risulta tuttavia ancora troppo diffuso: un terzo degli italiani under 35 è fumatore, con conseguenze spesso allarmanti. Basti pensare che fra le donne il cancro del polmone, nelle aree coperte da registri tumore, in 18 anni ha fatto registrare un incremento pari al 61%. Questi i dati che emergono dal volume «I numeri del cancro in Italia 2014», realizzato dall'Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e dall'Associaizone Italiana Registri Tumori (Airtum), presentato al congresso Aiom di Roma. Complessivamente, il cancro del colon-retto è il più frequente, con quasi 52.000 diagnosi stimate nel 2014, seguito da quello della mammella (48.000), del polmone (40.000), della prostata (36.000) e della vescica (26.000). Mentre per quanto riguarda i decessi, stando agli ultimi dati Istat, è il tumore al polmone a confermarsi «big killer» (33.706), seguito da colon-retto (19.077), seno (11.959), stomaco (9.957) e prostata (7.520). «La mortalità, in costante riduzione, dimostra che il nostro sistema sanitario è efficace» spiega il presidente Aiom Stefano Cascinu, aggiungendo che «una caratteristica demografica condiziona l'Ssn: la crescente quota di anziani. Per questo il carico assistenziale in campo oncologico, derivato dalla somma dei nuovi casi, della sopravvivenza e dell'invecchiamento della popolazione, è molto più elevato rispetto agli altri Paesi. Oggi nella Penisola 2 milioni e 900mila persone vivono con una precedente diagnosi di tumore. E nel 2020 saranno 4 milioni e 500mila». Un altro punto sul quale gli oncologi focalizzano l'attenzione è la possibilità che il tumore si ripresenti: «Il rischio di ricevere un'altra diagnosi oncologica cresce con il tempo ed è, in media, del 4% per le donne e del 6% per gli uomini dopo 5 anni dalla prima malattia, del 6% e del 10% dopo un decennio, del 10% e del 14% dopo un ventennio e del 12% e del 16% dopo un trentennio - evidenzia Emanuele Crocetti, segretario Airtum -. Questo incremento si registra in particolare nei tumori che condividono la stessa esposizione a fattori cancerogeni, come in quelli legati a fumo e alcol. In generale, i pazienti oncologici presentano un rischio maggiore del 10% di sviluppare un secondo tumore rispetto alla popolazione generale».