ROMA. Prima dei social network c'erano le chat room e i forum, spazi virtuali dove negli anni Novanta si discuteva di temi vari e si interagiva con altri utenti, cercando magari di fare conquiste. Poi arrivarono Facebook e Twitter e i confronti e le discussioni diventarono globali. Le forme di comunicazione 1.0, ora confinate ad uno spazio da riserva indiana, potrebbero però tornare in vita riesumate proprio da chi ha contribuito ad affossarle. A scommetterci è infatti Facebook, che in una mossa dal sapore vintage - ma attenta ai rinnovati desideri di anonimato degli utenti - ha lanciato Rooms. E' un'applicazione, che come dice il nome, consente di aprire 'stanze', spazi di dibattito in cui scambiarsi opinioni sotto l'occhio presumibilmente vigile del moderatore, che sceglie l'argomento e chi far entrare nella discussione. Le conversazioni potranno spaziare dall'economia alla cucina, dalla politica ai viaggi, dalla salute alla moda e saranno pubbliche. Potranno cioè essere trovate nei motori di ricerca e lette da tutti. Rooms funziona ad inviti: aprendo una 'stanza' si potranno invitare le persone a partecipare attraverso un QR Code, cioè i codici a barre bidimensionali che si attivano puntando uno smartphone. L'applicazione è stata creata da Josh Miller, 24 anni, approdato in Facebook dopo l'acquisto da parte della società di Menlo Park di Branch, la startup incentrata proprio sui gruppi di discussione online. Per ora è disponibile solo ad un pubblico statunitense e inglese. Oltre al sapore retro', la particolarità di Rooms è che consente a chi partecipa alle chat di poter usare uno pseudonimo. Una inversione a U nella filosofia di Facebook, che si è fatto nemici e ha favorito avversari proprio imponendo l'obbligo di usare il nome reale. Contro questa regola, il mese scorso la comunità Lgbt statunitense si era scagliata contro il social, dopo la sospensione di alcuni account di drag queen 'colpevoli' di aver usato il nome d'arte. E la querelle ha dato slancio a Ello, una piattaforma con libertà di pseudonimo. Lanciata ad agosto, ha da poco racimolato ben 5,5 milioni di dollari di finanziamenti. L'iniezione di liquidità è arrivata nonostante una mossa inusuale nell'economia del web: Ello si è infatti registrato come una 'public benefit corporation', una società di pubblica utilità, e questo per la legge Usa rende impossibile agli investitori chiedere che siano inserite pubblicità o che siano venduti i dati degli utenti. In pratica quello che consente di guadagnare. Problemi di entrate non dovrebbe invece averne Facebook, che con 'Rooms' aggiunge un altro tassello nel redditizio ecosistema delle app che già conta cavalli di razza come Whatsapp, Messenger e Instagram, insieme a proposte non ancora 'mainstream' come Slingshot e Hyperlapse. Resterà solo da capire se l'app rimarrà avulsa dal social network o avrà prima o poi qualche forma di integrazione, e come Zuckerberg riuscirà a gestire la modalità 'anonimato' su Rooms, visto l'uso scorretto che a volte ne fanno gli internauti.