ROMA. Sono oltre 600 mila i pazienti in Italia affetti da scompenso cardiaco e 80 mila i nuovi casi ogni anno, ma un malato su quattro non sopravvive al primo ricovero e la mortalità è paragonabile a quella per cancro. Nonostante per gli specialisti «saperne di più» aiuti «una migliore prevenzione e cura», questa malattia cronica, prima causa di ospedalizzazione tra gli over 65, è però ancora conosciuta ancora poco e male. È quanto emerge dal primo convegno internazionale promosso dall'Associazione Italiana Scompensati Cardiaci (Aisc), per aiutare i pazienti a gestire in maniera più consapevole la patologia e migliorare la qualità della vita. «Lo scompenso cardiaco è sottovalutato, constatiamo ogni giorno un aumento dei casi nella pratica della medicina d'urgenza, e si fa poco per sviluppare una cultura della prevenzione e della 'gestione' quotidiana della malattia», spiega il cardiologo Salvatore Di Somma, direttore della Medicina d'Urgenza e Pronto Soccorso dell'Azienda Ospedaliera Sant'Andrea. Al punto che molti pazienti «sono costretti a tornare al Pronto Soccorso per nuovi episodi di scompenso cardiaco acuto anche 3-4 volte l'anno», aggiunge. Il rapporto con medico e infermieri, la dieta, l'attività fisica, la telemedicina aiutano molto, spiegano gli esperti. E ora, sembra, anche la musica. È quello che vuole approfondire uno studio randomizzato, spiega Francesco Burrai, professore di Assistenza Olistica all'Università di Bologna, «che durerà tre anni e studierà gli effetti dell'ascolto di una playlist di musica registrata, strutturata da precise e motivate scelte musicali. Verrà ascoltata a casa per almeno 30 minuti al giorno da pazienti con una diagnosi di scompenso cardiaco». Una nuova prospettiva per cure future.