Giovedì 19 Dicembre 2024

Antonio Albanese, il teorico "du pilu" al traguardo dei 50 anni

ROMA. Il destino di Antonio Albanese, 50 anni il 10 ottobre del 1974, ricorda in parte quello di Carlo Verdone. Quello di un 'attore-maschera' che incarna vari personaggi tanto da confondersi in tutti e in nessuno. Albanese, che ha una sottile malinconia che lo rende perfetto anche per i ruoli drammatici, per molti sarà sempre Cetto La Qualunque, politico calabrese corrotto e teorico di Cchiù pilu pi tutti.  Nato in provincia di Lecco, da genitori originari di Petralia Soprana, Albanese si esibisce prima allo Zelig di Milano e poi alla Zanzara d'oro di Bologna, ottenendo molti apprezzamenti grazie ai demenziali monologhi con personaggi da lui inventati. Nel programma di Paolo Rossi Su la testa!, nei primi anni Novanta propone alcune delle tante maschere come Alex Drastico ed Epifanio. E sarà proprio la tv il vero volano di questo attore. È il caso di 'Mai dire gol', condotta dalla Gialappa's Band dove è, di volta in volta, il telecronista-ballerino Frengo, ultrà del Foggia e appassionato della filosofia di Zeman, e Pier Piero, giardiniere interista e gay di casa Berlusconi. Faccia da contadino siciliano, perfetto per interpretare il parvenù come lo sprovveduto e il perdente, Albanese torna nel 2005 in tv con Mai dire gol: Mai dire Lunedì, sempre con la Gialappa's Band. Qui interpreta quattro nuovi personaggi: Pier Peter, economista innamorato di Gattuso del Milan; il filosofo cocainomane Mino Martinelli, il politico amante del cemento Cetto La Qualunque e il cuoco Alain Tonnè. L'esordio al cinema arriva nel 1996 con 'Uomo d'acqua dolce' diretto ed interpretato da lui stesso. È poi la volta di 'Vesna va veloca' di Carlo Mazzacurati. Nel 2000 gira con Fabrizio Bentivoglio La lingua del santo di Carlo Mazzacurati. La sua vena triste viene esaltata nel 2005 da Pupi Avati La seconda notte di nozze. Nel 2007, interpreta ancora un uomo triste che perde il lavoro nel film di Silvio Soldini Giorni e nuvole. Nel 2009 ha un ruolo davvero drammatico nel film di Francesca Archibugi 'Questione di cuore'. Due anni dopo torna alla comicità pura con 'Qualunquemente', uno dei maggiori successi dell'anno al botteghino, seguito l'anno successivo dal sequel Tutto tutto niente niente. Arriva poi 'L'intrepido' di Gianni Amelio, dove è Antonio Pane, un brav'uomo che come lavoro sostituisce persone assenti nel loro posto di lavoro. Un carattere perfetto per l'attore che appena può rivendica con orgoglio la sua origine proletaria. «Vengo da una famiglia operaia che ringrazierò a vita per i valori, perchè mi ha fatto scoprire quei fondamentali che non sempre appartengono alle generazioni giovani di oggi - ha ribadito in una recente intervista -. Ho cominciato a lavorare a 15 anni, mi dovevo mantenere, ho fatto l'imbianchino, il cameriere, per concludere l'Accademia e abbracciare questo lavoro e lasciare il certo per l'incerto di questo mestiere. Quei lavori mi hanno reso indipendente». Ora, dopo il film di Carlo Mazzacurati La sedia della felicità, Albanese è a teatro, in tour in Italia con il suo applauditissimo Personaggi.

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