MILANO. Dopo l'appello lanciato da giornalisti e personaggi televisivi, anche Adriano Celentano si è unito alla richiesta al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affinché conceda la grazia al 're dei paparazzi' Fabrizio Corona, detenuto nel carcere di Opera, che peraltro oggi è stato prosciolto in appello a Milano dall'accusa di omessa dichiarazione dei redditi.
"Caro Presidente Napolitano, mi scusi, se con tutti i grattacapi che immagino lei abbia, anch'io m'accodo con una richiesta di grazia per Fabrizio Corona", si legge in una lettera aperta al Capo dello Stato pubblicata dal molleggiato sul suo blog. "Certo, lui ha sbagliato, quando si è giovani è facile farsi prendere dalla voglia di arrivismo, anch'io ne sono stato più volte sfiorato - prosegue Celentano -, e forse è proprio perché anch'io devo aver sbagliato che le chiedo, solo per pochi attimi, di calarsi nella sofferenza di chi sta pagando anche con la salute un prezzo spropositato rispetto agli errori commessi".
Corona, in carcere dal gennaio 2013, dopo altri periodi di detenzione, è attualmente recluso nel penitenziario di massima sicurezza di Opera, in provincia di Milano, dopo una condanna definitiva a 13 anni e 2 mesi di reclusione, poi ridotta a 9 anni dal Tribunale del capoluogo lombardo, per diversi reati. Tra questi frode fiscale e bancarotta fraudolenta, per il fallimento della sua agenzia fotografica nel 2009. Poi i cosiddetti 'fotoricatti' a vip paparazzati dalla sua agenzia, tra cui l'ex calciatore interista Adriano; il possesso di 1.500 euro in banconote false; la corruzione di un agente penitenziario per farsi scattare alcune fotografie in cella e, in particolare, l'estorsione all'ex attaccante della Juventus David Trezeguet, per la quale ha preso 5 anni di reclusione.
Arrivata, però, una notizia positiva per il fotografo dei vip, con il proscioglimento in appello dall'accusa di omessa dichiarazione dei redditi ottenuto dalla difesa grazie a un difetto di procedura nell'estradizione dal Portogallo. Il collegio della seconda corte d'appello di Milano, presieduto da Flavio Lapertosa, ha emesso infatti una sentenza di non luogo a procedere ''per difetto di estradizione" accogliendo la richiesta del legale di Corona, l'avvocato Ivano Chiesa. Il sostituto pg Sandro Celletti aveva chiesto la conferma della condanna, sottolineando nella sua requisitoria che la pena inflitta in primo grado era "assolutamente congrua".
Secondo la tesi del difensore di Corona, estradato dal Portogallo nel gennaio 2013 in seguito alla condanna per estorsione ai danni di Trezeguet, sarebbe stato violato invece il 'principio di specialità' stabilito dall'articolo 14 della Convenzione europea di estradizione. Principio che in sostanza vieta di procedere nei confronti dell'estradato per fatti anteriori o diversi da quelli per i quali è stata concessa l'estradizione, come in questo caso l'omessa dichiarazione dei redditi, che sarebbe avvenuta negli anni precedenti alla sentenza per il caso Trezeguet. E che non era riportata negli atti sull'estradizione a differenza di altri procedimenti a suo carico.
"Questa sentenza - ha spiegato l'avvocato Chiesa - elimina una condanna pronunciata per un reato fiscale inesistente". Nel giugno scorso Corona era stato assolto in primo grado dal Tribunale di Milano anche dall'accusa di una presunta evasione fiscale da un milione e 300 mila euro compiuta tra il 2007 e il 2008 nell'ambito delle attività della sua agenzia. Il suo legale, ora, si prepara ad avviare l'iter per la richiesta di grazia, che nonostante gli appelli non è ancora stata avanzata formalmente. "A ben guardare Corona - scrive Celentano nella sua lettera aperta - non ha fatto né più né meno ciò che fanno tutti quelli che chiamano 'Paparazzi'".
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