NEW YORK. Profughi ambientali, desertificazione, alluvioni, sono solo alcuni degli effetti del surriscaldamento globale causato dai gas a effetto serra prodotti dall’azione dell’uomo. Gli scienziati ci hanno avvisato: il cambiamento climatico minaccia ormai la stessa sopravvivenza del pianeta. È necessaria un’inversione di rotta nelle politiche ambientaliste. A chiederlo è la società civile che è scesa in piazza in tutto il mondo per la People’s Climate March, la più grande mobilitazione ambientalista finora organizzata a due giorni dal summit straordinario sul clima che si è tenuta a New York il 23 Settembre, convocato dall’ONU ai margini della 69esima Assemblea Generale.
Con Leonardo Di Caprio e le associazioni di ambientalisti, per le vie della Grande mela, c’erano diversi rappresentanti delle tribù di nativi americani, nei loro vestiti tradizionali per ricordare il loro legame con la terra. Poi studenti, ricercatori e semplici cittadini. Hanno protestato contro l’immobilità della politica, per porre un freno all’azione dell’uomo, a quelle attività industriali e di sfruttamento delle risorse responsabili dell’innalzamento delle temperature.
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