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Medicina, il Tar di Palermo: test illegittimo

PALERMO. Illegittimo il test per l'ammissione ai corsi di Medicina e Odontoiatria all'Università di Palermo, Catania e Messina celebrato l'8 aprile scorso in pieno anno scolastico per migliaia di diplomandi. A dichiararne la nullità è stato il Tar di Palermo, nel corso dell'udienza della prima sezione presieduta dal giudice Filoreto D'Agostino, che ha accolto il ricorso presentato dagli avvocati Santi Delia e Michele Bonetti. Già qualche giorno prima, il Cga aveva rigettato l'appello dell'Università sul passato test di ammissione e
confermato la decisione dello stesso Tar Palermo che anche l'anno passato aveva duramente stigmatizzato l'operato delle Amministrazioni coinvolte nel concorso di ammissione.

Anche per questi precedenti il Tar ha «ritenuta la fondatezza della censura relativa alla violazione della regola dell'anonimato in ragione dell'apposizione, sulla scheda anagrafica e in quella contenente i quesiti, oltre che del codice a barre, anche del codice alfanumerico di identificazione, il che per giurisprudenza costante, anche di questo Tar, comporta la violazione del principio dell'anonimato».


«Si tratta - commenta l'avvocato Santi Delia - dell'unico provvedimento che il Tar Palermo ha emesso all'udienza dell'11 settembre su questo concorso giacchè il nostro ricorso era fondato ed incentrato proprio sulle peculiarità del caso Palermo. Tutti gli altri ricorsi, invece, sono stati trasmessi al Tar Lazio in quanto il Tar Siciliano si è dichiarato incompetente». Proprio il Tar Lazio, sempre l'11 settembre, ha pubblicato numerosi provvedimenti di ammissione di studenti siciliani delle Università di Messina e Catania confermando che il concorso dell'aprile 2014 è totalmente illegittimo.

«Altri 500 studenti - concludono gli avvocati Bonetti e Delia - potranno studiare e realizzare i propri sogni. Le loro ammissioni sono distribuite in tutti gli Atenei italiani. Gli Atenei, in osservanza ai provvedimenti vittoriosi, non avranno problemi ad assorbire i nuovi ingressi, visto che, come da sempre diciamo, la capienza strutturale delle università c'è, così come sussiste la richiesta di nuovo personale medico negli ospedali».

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