PALERMO. Abolire le supplenze, puntare sul merito dei docenti, finanziamenti alle paritarie. Le anticipazioni del ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, sul tanto annunciato piano di riforma della scuola targato Renzi hanno l’effetto di una bomba, alla vigilia dell’inizio di un anno scolastico che si presenta con molte incognite. Il 29 agosto, dopo il Consiglio dei ministri, se ne saprà certamente di più, ma la corsa alle polemiche è già cominciata. L’aspetto che in questo momento suscita più scalpore è l’intenzione del ministro Giannini di superare il sistema delle supplenze, considerato «agente patogeno del sistema scolastico», per mettere in campo la «cura definitiva della piaga del precariato». Come non è ancora chiaro: si dovrebbe passare a un organico funzionale, con un numero di docenti a disposizione di alcune scuole dello stesso ordine e del medesimo territorio, per coprire le esigenze didattiche, supplenze comprese. Ma questa intenzione deve fare i conti con i circa 155 mila precari iscritti nelle graduatorie a esaurimento e i 400 mila inseriti nelle graduatorie di istituto per le supplenze brevi: chi potrebbe lavorare e in che modo?
Dura la reazione dell’Anief (associazione sindacale professionale), che per bocca del suo presidente, Marcello Pacifico, ribatte: «Se veramente il ministro Giannini vuole risolvere il problema del precariato in Italia, ha una sola via d’uscita: chiedere al suo governo di farla finita di ignorare i richiami dell’Unione Europea e tramutare in contratti a tempo indeterminato almeno la metà delle 140 mila supplenze di lunga durata, la metà di tutta la pubblica amministrazione, che gli uffici scolastici periferici sottoscriveranno nei prossimi giorni». L’ufficio studi Anief ha rilevato - analizzando gli ultimi rapporti annuali della Ragioneria generale dello Stato e dell’Inps - che dal 2001 ad oggi lo Stato ha assunto nelle scuole pubbliche 258.206 insegnanti, ma rispetto alle necessità effettive e al turn over avrebbero dovuto essere oltre 50 mila in più.
In generale, c’è prudenza tra gli addetti ai lavori, dopo gli annunci della Giannini. Il direttore dell’Ufficio scolastico regionale della Sicilia, Maria Luisa Altomonte, non conosce altri dettagli del piano scuola, ma intuisce che «l’organico funzionale sarebbe uno strumento più flessibile, che consentirebbe a più scuole di provvedere alla sostituzione di personale senza ricorrere a supplenti. Questo porterebbe a una stabilizzazione degli organici e a una maggiore autonomia nell’utilizzazione del personale». Il presidente dell’Associazione nazionale presidi della provincia di Palermo, Gaetano Pagano, dice: «Esprimo un giudizio cauto sull’intera vicenda. Mi sento di dire che il governo Renzi stia mettendo qualcosa in atto oltre i proclami sulla scuola. Anche il premiare i meriti e le competenze è una vecchia battaglia dell’Anp, un criterio che va privilegiato se vogliamo far crescere la scuola».
Cgil, Cisl e Uil scuola restano in attesa di conoscere i dettagli della proposta, ma mostrano diffidenza. L’Unicobas, assolutamente contrario al progetto del governo, ha annunciato per mercoledì, 17 settembre, un giorno di sciopero. Così come i giovani: «Siamo pronti a scendere in piazza», avvertono, con qualche distinguo, l’Unione degli Studenti e la Rete degli studenti. È una riforma che guarda agli interessi di pochi e non a quelli del Paese. Le dichiarazioni della Giannini sono sconcertanti» ha affermato Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti. Mentre la Rete studenti si dice pronta a protestare, anche se non disdegna tutto il piano preannunciato: «Pur essendoci degli aspetti potenzialmente positivi nelle dichiarazioni del ministro, come le nuove assunzioni di docenti, alcune novità sulla didattica e sugli strumenti digitali o un più equo rapporto tra studenti disabili e insegnanti di sostegno, altri aspetti del provvedimento scuola ci lasciano perplessi», ha dichiarato Alberto Irone.