Mercoledì 20 Novembre 2024

Fra i «mi piace» di Facebook Una campagna anti siciliani

PALERMO. Parlare di questione etnica probabilmente è esagerato. Di sicuro c’è, però, che l’Etna (che con etnia condivide solo l’assonanza) è stato di pessima ispirazione per uno dei gruppi di Facebook più discussi del momento. Si chiama «Etna: nuova eruzione. Cancellerà Sicilia e siciliani?» e in pochissime ore dalla creazione conta già duemila membri. Numero di rilievo se si pensa che il gruppo è chiuso, ovvero che per iscriversi occorre l’autorizzazione di uno degli amministratori. In tanti hanno già chiesto al social network di Mark Zuckerberg di rimuovere la pagina, ma al momento da Palo Alto sembrano fare orecchie da mercante.
A pochi giorni dalla chiusura con la condizionale delle curve di Inter, Juventus, Milan, Roma e Torino per cori contro i napoletani, le divisioni interne allo Stivale tornano alla ribalta. Tema vecchio quanto l’Unità d’Italia ma che torna d’attualità. Dal 1861 il botta e risposta fra «terroni» e «polentoni» è sempre stato al limite fra sfottò e insulto. Con gli stadi, ma a volte anche il Parlamento, come teatri della diatriba.
Memorabile lo striscione con su scritto «Giulietta è ‘na zoccola» con il quale i tifosi partenopei, ai tempi di Maradona, risposero alle provocazioni dei veronesi. «Dai Vesuvio, lavali col fuoco». Quel giorno al San Paolo si rise tanto. Fece discutere, invece, il leader leghista Umberto Bossi quando in una delle sue tante offensive proferì: «C’è una maggioranza etnica, quella del Centro-Sud, messa insieme dal centralismo romano, che ha occupato tutti i posti chiave dello Stato, anche da noi al Nord. Siamo colonizzati».
Tornando all’Etna, tante volte la lava è stata soggetto di striscioni e cori di un’altra disputa, quella fra palermitani e catanesi. Qualche anno fa, piacque ai tifosi rosanero, un po’ meno a chi non lo è, un’immagine simil satellitare della Sicilia con il fantomatico golfo di Enna. Sì, di Enna perché l’Etna aveva cancellato tutta la provincia catanese. La riproduzione partì da internet e finì su alcune maglie in vendita fuori dallo stadio Barbera.
Oggi si spera che il gruppo di Facebook che tira in ballo un’altra volta il vulcano rimanga solo una ragazzata entro i confini del web. Intanto l’avvocato Giancarlo Ascanio, che ha scritto anche una e-mail al Giornale di Sicilia, è fra coloro che hanno segnalato la pagina per «contenuto che incita all’odio e/o violenza» cliccando sulla voce apposita disponibile sul social network. Ecco il messaggio ricevuto pochi minuti dopo dall’avvocato Ascanio: «Grazie per il tempo dedicato alla segnalazione di un contenuto che secondo te potrebbe violare i nostri standard della comunità. Le segnalazioni come la tua sono fondamentali per rendere Facebook sicuro e accogliente. Abbiamo analizzato il gruppo che hai segnalato per la presenza di discorsi o simboli inneggianti all'odio e abbiamo stabilito che non viola i nostri standard della comunità. Nota: se riscontri un problema con qualcosa che si trova nel gruppo, segnala il contenuto in questione (ad esempio una foto), non tutto il gruppo. In questo modo, la tua segnalazione potrà essere rivista in modo più accurato».
Per la verità basterebbe leggere la presentazione del gruppo per la censura: «Finalmente ci risiamo. L’Etna si è risvegliata in un’eruzione di tutto rispetto. Sarà la volta buona che riuscirà a spazzare via quell’inutile isola ed il relativo inutile popolo? Attendiamo speranzosi...».
Certo, c’è da dire che dietro questa campagna anti-siciliani c’è quasi certamente la mente di un troll. Cos’è un troll? Da Wikipedia: «Con il termine troll, nel gergo di internet, e, in particolare, delle comunità virtuali, si indica una persona che interagisce con gli altri utenti tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso, con l'obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi». I troll si nascondono dietro false identità e accendono la miccia. Poi la dinamite esplode coi commenti di chi casca nel tranello. Il troll rimane davanti al monitor a sorridere della sua discutibile impresa e, se la discussione muore, torna ad alimentare lo scontro verbale. Casi simili si erano già verificati dopo il naufragio della Concordia, dopo il terremoto in Emilia, dopo le ultime tragedie di Lampedusa.
La pagina sul vulcano è deflagrata subito. Qualche esempio? «È inutile negare l’evidenza: la razza padana è geneticamente superiore. Tornasse il buon Hitler saprebbe bene come risolvere certi problemi…», scrive Luci La Segnalatrice Farinelli. Un nome di fantasia a dimostrazione del fatto che il gruppo è ad alta densità di troll. Matilde Polizzi risponde: «Sei premi Nobel per la letteratura sono stati italiani, due di questi siciliani. Noi siciliani stiamo comodamente seduti su 3000 anni di storia. Di quello che dite me ne frego, ma un po’ di cultura non vi farebbe male».
A proposito di cultura, chissà se troll e frequentatori del gruppo sanno che l’Unesco a giugno aveva inserito l’Etna nel patrimonio mondiale definendolo come uno dei vulcani «più emblematici e attivi del mondo». Scrive l’Unesco: «La sua notorietà, la sua importanza scientifica e i suoi valori culturali e pedagogici sono d'importanza mondiale». Con buona pace dei troll.

leggi l'articolo completo