Lunedì 23 Dicembre 2024

Il ritorno di Iva Zanicchi: «Sono una nonna, faccio il tifo per i cantanti giovanissimi»

Iva Zanicchi durante la serata finale di Sanremo Giovani al Teatro del Casinò, lo scorso 15 dicembre

«Avevo una gran voglia di tornare qui, dove sono nata, di mettermi in gioco nell’unica manifestazione in grado di unire l’Italia. Ringrazio Amadeus per aver assecondato il mio desiderio di chiudere la carriera come concorrente, per il resto non mettiamo limiti alla provvidenza!». Ride di gusto Iva Zanicchi, e ridono accanto a lei gli addetti al trucco in una pausa delle prove all’Ariston. A 82 anni appena compiuti, è pronta per il suo undicesimo Sanremo, unica donna con tre vittorie al festival, nel 1967, nel 1969 e nel 1974: «Stare qui, guardare il mare mi allarga il cuore. Ma l’agitazione c'è: quella tensione che avverto ancora, per esempio quando entro in scena a teatro, qui a Sanremo diventa puro panico». La solleticava «l'idea di gareggiare con i ragazzi di 17, 18 anni: tiferò per loro, ho due nipoti di 19 e 23 anni che mi definiscono una nonna rock, sono abituata a confrontarmi con i giovani. E poi vedo che, al di là della baldanza tipica dell’età, sono molto carini, rispettosi. Il pubblico social? Non mi preoccupano i milioni di follower: voglio cantare, e cantare bene, con la mia grinta e la voce d’acciaio che Dio mi ha conservato». Con quella voce che «con gli anni è diventata più scura, blues» e di cui dovrebbe avere «un po’ più di cura» («se ho un concerto prendo un tè, parto e canto») proporrà Voglio amarti, «una canzone d’amore che ogni donna potrebbe dedicare al marito, un testo romantico. Ci metterò il cuore e sono sicura che la mia esibizione piacerà: l’arrangiamento è bellissimo. Il complimento più bello me lo ha fatto mio nipote: “Nonna, noi ascoltiamo altri generi, ma se dovessi ballare un lento con la mia fidanzatina sceglierei il tuo brano”». Per la serata delle cover interpreterà, da sola, Canzone di Don Backy e Detto Mariano, nella versione di Milva: «Sarà un omaggio carino, emozionante». Il suo festival più bello, non ha dubbi, «è stato il 1969, l'anno di Zingara, con Bobby Solo. La canzone vinse, era talmente facile, popolare, bella... Il più brutto? Quello della prima vittoria, nel 1967, con Non pensare a me, con Claudio Villa, l’anno del suicidio di Tenco... Ma poi sono arrivati la terza vittoria, nel 1974, con Ciao cara come stai, il terzo posto con il grande Sergio Endrigo con L’arca di Noè, ho partecipato a dieci edizioni, cosa voglio dalla vita?». La «forza del carattere» le permette oggi di parlare «di quell'orribile esperienza che è stato il Covid. Mio fratello Antonio è morto, da solo, senza una parola di conforto. Un’esperienza orribile che non auguro neanche al mio peggior nemico. Un dolore così, capitato a tante famiglie, non riesci a elaborarlo mai, non lo dimentichi... Ma io rido, scherzo, mi butto nelle cose, perché è giusto che una artista non faccia pesare i suoi dispiaceri». E così Iva la forza della natura non si ferma: «Dopo Sanremo uscirà il mio disco di inediti, sto scrivendo il mio quarto libro e preparo una tournée in America. Tornare al festival? Se mi chiamano come ospite, faccio la Milano-Sanremo a piedi. Condurlo? Magari farei la valletta: io e Mara Maionchi, pensi cosa verrebbe fuori!», esclama. A proposito di co-conduttrici, «sono tutta la vita per Drusilla: è un’artista fantastica, canta come pochi, fa jazz, ha il dono dell’ironia. Ha fatto benissimo Amadeus a sceglierla». Zanicchi non vuole sentir parlare di quote: «Sono contraria: vai avanti se vali, sennò stai a casa. Ho troppa stima delle potenzialità delle donne per appoggiare l’idea». Una donna al Quirinale? «Non vedo oggi una figura femminile abbastanza forte per guidare la Repubblica». E Berlusconi? «Sarebbe un presidente meraviglioso: conoscendolo, darebbe la vita, ci metterebbe testa e cuore. Ma per il suo bene è meglio che rimanga fuori, anche se sono certa che se la prenderà per queste parole. Mi piacerebbe piuttosto che rimanesse Mattarella, che stimo tanto». «Entusiasta» per la presenza del pubblico all’Ariston («Meno male, l’anno scorso deve essere stato molto difficile»), punterà su un look «molto sobrio, dominato dal nero, con tessuti preziosi. Mi sono affidata al mio amico Artemio Cabassi che firma spesso costumi per la lirica. Solo per la serata delle cover ho scelto uno smoking e porterò i capelli raccolti. Le altre sere avrò la chioma cotonata, anni '70: vorrei rilanciare la cotonatura, ci riuscirò?», conclude con una risata.  

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