"Mi sono fatto dare il suo numero di telefono e l’ho chiamato. È un ragazzo di vent'anni, comincia adesso, mi sono informato sul suo percorso artistico e gli ho voluto dire direttamente che si deve godere la vittoria e che sono felice per lui".
Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, intervistato da La Stampa, torna sul suo tweet sul vincitore di Sanremo, Mahmood: "È un ragazzo italiano che suo malgrado è stato eletto a simbolo dell’integrazione. Ma lui non si deve integrare, è nato a Milano. Lo hanno messo al centro di una storia che non gli appartiene".
Prende le distanza dalla "polemica politica strisciante e pretestuosa", mette piuttosto in dubbio "la composizione della giuria d’onore": "senza senso, mancava solo mio cugino e sarebbe stata completa".
"Come se mi chiamassero ad attribuire il Leone d’Oro. Sanremo deciso da un salotto radical-chic" - ha detto -, "quando uscirà il prossimo film di Özpetek voglio vederlo e poi faccio la critica".
E ribadisce: "Da fan di Baglioni mi piacerebbe che l'anno prossimo ci fosse maggiore trasparenza. Fossi in Ultimo l'avrei presa malissimo" e "mi dispiace perché una marea di gente scrive che l’han fatto per fare un dispetto a me. E questo non va bene. Ma Ultimo andrà benissimo è molto scaricato, ripeto la vera vittima è Mahmood etichettato come il cantante degli sbarchi. Qui sta lo specchio del Paese, nella contrapposizione popolo-élite".
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