SANREMO. Non c'è Sanremo, senza la polemica del giorno.
Più o meno seria, più o meno divertente.
Più o meno.
I fatti: Totti mattatore sul palco dell'Ariston. La frase incriminata:
«La mia canzone preferita del Festival? Povia! Il Piccione...».
Ed ecco il patatrac.
Laziali subito sul piede di guerra.
Perchè a Roma e dintorni, si sa, gli sfottò calcistici sono una cosa da prendere seriemente.
Molto seriamente.
E così non è passato inosservata la battuta di Totti.
Eh già, perchè i romanisti per denigrare il simbolo di orgoglio e forza scelto dai cugini, la maestosa aquila, la retrocedono, appunto, a semplice piccione. Di quelli che 'infestano' le nostre città, appollaiati sui monumenti, mangiatori di mais a tradimento.
Apriti cielo: il piccione, pardon l'aquila, sbeffeggiata addirittura sul palco dell'Ariston. Si invoca la lesa maestà.
Con gran godimento dei giallorossi.
E il web si infiamma.
A tal punto che oggi Capitan Totti, per voce di Maria, ha dovuto far sapere di aver indicato «Il piccione di Povia» «perchè in quell'edizione c'era Ilary. Non era una presa in giro dei tifosi laziali».
Il dubbio però rimane.
Qualcosa in più del dubbio, a dire il vero. In primis, perchè il vero titolo del brano ricordato dal numero 10 della Roma non è il Piccione ma Vorrei avere il becco (ma lo sfottò così non avrebbe funzionato...).
E poi perchè andando a ricontrollare la scaletta, viene fuori che con gli autori era stato stabilito altro: la canzone preferita doveva essere «Si può dare di più», il successo di Morandi, Tozzi e Ruggeri.
Un lapsus di Totti o un colpo di genio del calciatore che ha gabbato tutti, Conti e De Filippi compresi?
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia