Giovedì 19 Dicembre 2024

Rita Pavone in giuria: "Il Festival è come i Grammy"

SANREMO. «Sanremo? È un po' come i nostri Grammy. Per questo apprezzo l'impostazione di questi ultimi anni: fuori gli orpelli, spazio alla musica». Rita Pavone, 72 anni il prossimo agosto, è in hotel a Bordighera, pronta a portare la sua proverbiale energia al servizio della giuria di qualità. «Il festival resta un'istituzione, l'ultimo grande baluardo della musica italiana, un punto di riferimento per chi la ama, in tutto il mondo: mi fa piacere esserci, farò del mio meglio. Non ho ancora ascoltato i brani: ho davanti un foglio bianco, lo riempirò stasera, spero di cose belle». E ben venga se il gruppo guidato da Giorgio Moroder si spazia dal maestro Andrea Morricone alla youtuber Greta Menchi: «Le contaminazioni sono sempre affascinanti, vengono fuori spunti interessanti». La formula 'all inclusive' sembra caratterizzare anche il cast dei cantanti in gara: «Trovo che ci siano bei nomi», sottolinea la Pavone, che incarna ancora oggi un simbolo dell'età d'oro del 45 giri e dei musicarelli. «Ci sono artisti importanti che si sono rimessi in gioco. E poi la musica ha da sempre anime diverse: pur amando un genere piuttosto che un altro, riesci a intuire il talento. Non apprezzo particolarmente il rap, ma quando ho sentito per la prima volta Eminem ho capito che era un genio». Quanto ai talent, «per me non sono una novità: ho vinto la prima edizione della Festa degli sconosciuti di Ariccia nel 1962», organizzata da quel Teddy Reno che sarebbe diventato primo il suo pigmalione, poi nel 1968 suo marito. «Penso che siano una grande occasione. Ma è all'Ariston che si affronta la vera prova di stabilità interiore, come persone e come artista». In oltre 50 anni di carriera, dalla Partita di pallone al Ballo del mattone, da Gianburrasca a Geghegè, fino alla tournèe Rita is back o alle scatenate performance sulla pista di Ballando con le stelle, Rita Pavone è stata soltanto tre volte in gara a Sanremo: nel 1969 con Zucchero, nel 1970 con Ahi ahi ragazzo, nel 1972 con Amici mai: «Era una canzone bellissima, ma fu sbattuta fuori alla prima serata. Ma mi portò fortuna, perchè ebbe successo in Sud America e mi aprì le porte della Francia. Negli anni, ho sempre seguito il festival, che negli ultimi tempi ha trovato nuova spinta e linfa musicale. Carlo Conti e Maria De Filippi? Sono totalmente diversi ma complementari. Lui è tutto loquacità, una mitraglietta, lei pacata. Ma questo mix sarà la grande forza di questo festival». A Sanremo ha ricevuto al Galà della Regione «il premio di una giuria di critici: è stato un grande onore. Ho sempre avuto un rapporto difficile con i media, ma con il mio ultimo album Masters, con cui ho fatto un salto nel buio affrontando anche lo swing, il soul, sono stata finalmente apprezzata». E dopo Sanremo: «Non mi pongo limiti, se non quelli dell'età. Se il fisico regge e la voce funziona - assicura - ne avrò ancora per una decina d'anni».

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