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Garko: anche i sex symbol sanno essere autoironici

SANREMO. Anche i robot hanno un'anima, anche i sex symbol sanno essere autoironici. E pazienza se il web non perdona e mette alla berlina gaffe, impacci, sguardi fissi al gobbo e pronunce improbabili: la risposta è nell'hashtag #cosicomesono. E nella foto che oggi posta sui suoi social: la chioma riccioluta immortalata accanto a una pianta a forma di cespuglio, con la scritta 'Ecco cosa mi ha ispirato per il look di Sanremo'.

"Prima del festival ho detto che sarei stato me stesso: così è stato e così sarà", ribadisce Gabriel Garko sfoderando il suo sorriso magnetico. "Non mi sono rivisto, non lo faccio mai", sottolinea il 'valletto' del festival, convinto che Sanremo sia "una parentesi bellissima: l'ho aperta e la chiuderò subito dopo". Il palco dell'Ariston "è sempre una forte emozione: una cosa è starci alle prove, altra è quando la sala si riempie.

Non imparerò mai a starci, abituarsi è impossibile" e poi "le gaffe capitano a tutti". Le incertezze, gli scivoloni, gli occhiolini, insomma, ci possono stare e comunque quel "sono più emozionato di quando ho sceso la scala", pronunciato davanti a Nicole Kidman, "è italiano correttissimo". Apparso più a suo agio nella seconda serata, Garko si è inginocchiato accanto ai bambini della scuola di Ceresole Reale, la più piccola d'Italia ("Mi hanno detto che devo imparare a leggere meglio: quale miglior occasione?", evidente frecciatina a chi non gli perdona la lettura del gobbo) e soprattutto si è prestato a un'esilarante intervista doppia con Nino Frassica.

Cosa apprezzate l'uno dell'altro? "Quando recita mi fa ridere", la risposta seria dell'attore piemontese, divertita quella del maresciallo di Don Matteo. Consapevole che la bellezza non è talento, ma dono naturale ("Me l'hanno regalata i miei genitori, perché rinnegarla?"), convinto che non ci sia nulla di male nell'essere un'icona gay, assicura che all'Ariston non ballerà ("Mi sarei dovuto preparare") e rimanda i bilanci a domenica: "Fatemi finire il festival, poi vediamo". Sulle unioni civili ribadisce il suo pensiero ("Le persone maggiorenni e consenzienti sono libere"), ma lascia la scelta di sventolare i nastri arcobaleno ai cantanti: al cast spetta un altro ruolo, "essere al loro servizio".

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