SANREMO. E anche quest’anno abbiamo scelto tre artisti per il nostro Diario Sanremese. Dalla loro parte, con le loro emozioni e le sensazioni di chi deve salire sul palcoscenico più importante di Italia, musicalmente parlando, ci racconteranno come vivono questa 67esima edizione del Festival. Le loro foto, una sorta di diario per immagini, saranno pubblicate giorno dopo giorno per tutta la settimana del festival su gds.it: un racconto fatto di selfie, con le didascalie ideali che riusciremo a leggere attraverso quel che vediamo. I nostri tre amici saranno il già vincitore di X Factor Michele Bravi, la nuova scommessa di Caterina Caselli, Marianne Mirage, ma il primo di loro è un veterano della kermesse, Michele Zarrillo, già vincitore nella categoria «Nuove proposte» nell’ormai lontano 1987 (pensate, giusto trent’anni fa), capace di raggiungere un quinto posto e di scalare le classifiche con Cinque giorni nel 1994, un motivo che diventò un tormentone struggente, oggi alla sua ennesima partecipazione alla kermesse rivierasca e nostro testimone delle giornate sanremesi. Come sempre, Zarrillo è spontaneità e simpatia. Come cambia l’emozione di Sanremo con gli anni e l’esperienza? «Trent’anni fa era sicuramente un’altra cosa. Sapevo di giocarmi la carriera , ma i tempi erano diversi: non c’erano i social, i computer si usavano per giocare o fare calcoli impossibili a noi comuni mortali e nessuno poteva mettersi una telecamera davanti e pubblicare un video su YouTube. Sanremo era l’unica possibilità per farti conoscere al grande pubblico, e lo sapevo. Per fortuna la mia Notte dei pensieri mi aprì la strada per quello che ho fatto finora».
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