ROMA. Movimento curvilineo, angoli smussati e upgrade tecnologico caratterizzano la scenografia, le luci e la regia del Festival di Sanremo 2016. La scena, più dinamica che mai (con grafica interattiva) parte, nella planimetria e nei prospetti, dalla trasformazione di un fiore. A firmarla, come lo scorso anno, è l'architetto Riccardo Bocchini. Maurizio Pagnussat fa il bis alla regia, mentre le luci sono per la terza volta consecutiva di Marco Lucarelli.
La scala centrale, elemento 'cult' della tradizione festivaliera «diventa telescopica e parte dall'idea del piccolo bicchiere richiudibile in plastica che le persone della mia generazione hanno usato in molte situazioni. Un object cult degli anni '60», spiega lo scenografo titolare del Boc Studio, che si avvale della collaborazione di una squadra composta da Roberto Tomasello, Gabriella Palazzo e Francesca Toscano e di due ragazze 24enni, Flavia Bocchini e Ainur Ramadan.
Tutta la scena, il ledwall, il sipario polarizzato e la scala telescopica sono mappati e su tutte le superfici si proietterà grafica dedicata a seconda dei momenti di spettacolo. Questa realizzazione, insieme a tutte le movimentazioni meccaniche permetterà di trasformare continuamente la scena nella forma, nelle atmosfere e nei colori secondo i canoni cari alla scenografia tradizionale, passando però attraverso processi tecnologici avanzati e in alcune parti molto sofisticati.
«Il Festival avrà un'immagine innovativa che piacerà anche al pubblico più giovane, ma sempre nel rispetto dell'eleganza classica», spiega il regista Pagnussat, che si avvale di dieci telecamere che si muovono in sintonia con la grafica.
In un abbraccio ideale tra pubblico e palco del teatro Ariston, si cerca un senso di continuità tra platea e palcoscenico. A partire dalla scala anteriore, che evoca la prua di una nave, la scenografia collega le zone che ospitano l'orchestra con le pareti laterali. Una linea sinuosa esalta la scala centrale e continua verso la platea-galleria fino a congiungersi alla scritta Sanremo 2016.
«Il movimento dello sbocciare del fiore è rappresentato dall'apertura sull'asse orizzontale del sipario in ledwall, prima concavo e poi convesso, e dall'apertura sull'asse verticale del sipario Kinetic polarizzato», spiega lo scenografo. Marco Lucarelli, direttore della Fotografia Rai, ha curato il gioco di armonizzazione della scena con le luci. «Ci sarà una massiccia presenza di ledwall, con proiettori d'effetto colorati e proiettori tradizionali», sottolinea.
La scenografia è impreziosita dalle lavorazioni in policarbonato artistico di uno scultore, il maestro Davide Dall'osso. L'idea è quella di cogliere 'El duendè quando 'possiede' l'artista nel momento del suo maggior splendore, quando è parte della sua anima, del suo corpo. E questo rappresentano le sculture, ballerine, collocate nell'atrio dell'Ariston.
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