Venerdì 25 Aprile 2025

Portare al lavoro i problemi di casa, in crescita la «sindrome del corridoio»

La vita professionale e quella privata raramente restano compartimenti stagni. A testimoniarlo è l’ottavo Rapporto Censis-Eudaimon dal titolo “Lavoro, aziende e benessere dei lavoratori: un’epoca nuova”, che evidenzia come un’ampia fetta di lavoratori fatichi a tenere separati gli impegni quotidiani dai problemi familiari o personali. Questa “contaminazione” reciproca, ribattezzata sindrome del corridoio, rischia di compromettere non solo la performance lavorativa, ma anche la qualità delle relazioni e la salute mentale.

I dati in evidenza

Osservando le diverse fasce d’età, si nota che:

Cosa è cambiato nel lavoro

La natura fluida e digitale del lavoro moderno – connesso h24, spesso ibrido o in smart working – favorisce una commistione tra lavoro e vita personale. Notifiche, email e chiamate possono raggiungerci ovunque e in qualsiasi momento, e la linea di demarcazione tra ufficio e casa si assottiglia. A ciò si aggiungono sfide personali che, se non adeguatamente gestite, si riflettono sulla produttività: prendersi cura dei figli, assistere familiari anziani, sostenere spese impreviste o affrontare una crisi relazionale. In questo scenario, l’essere “sempre reperibili” intensifica la sensazione di non potersi mai staccare dalle responsabilità. La pressione costante incrementa lo stress e rischia di farci vivere con l’ansia di non riuscire ad adempiere correttamente ai doveri professionali o privati.

Le conseguenze sul benessere

La sindrome del corridoio si può tradurre in abbassamento del benessere soggettivo con il lavoratore non riesce a vivere con serenità i momenti di pausa né a godersi pienamente la vita privata. Una ridotta qualità delle relazioni: le tensioni accumulate nel luogo di lavoro vengono riversate sulle persone più vicine, peggiorando comunicazione e intimità in famiglia e con gli amici. Infine c'è l'impatto sulla salute mentale, ovvero l’ansia di portare con sé “zavorre emotive” (personali o lavorative) accresce il rischio di disturbi d’ansia, irritabilità, insonnia e riduce la motivazione.

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