Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Tumore del colon, la biopsia liquida guida le cure ed evita quelle inutili: ecco le novità

Tumore al colon, la biopsia liquida una guida per le cure

La scelta della terapia giusta, per il paziente giusto, al momento giusto: un obiettivo che sembra più vicino per il tumore del colon-retto metastatico, grazie alla biopsia liquida che consente di analizzare il Dna tumorale circolante attraverso un prelievo di sangue e così di selezionare i pazienti in base alle caratteristiche molecolari del tumore in quel momento, a prescindere dalle precedenti terapie e dall’intervallo di sospensione.

Grazie alla biopsia liquida tra i pazienti senza mutazioni il 30% ha mostrato una risposta obiettiva, un valore superiore rispetto a quello osservato con la selezione dei pazienti secondo criteri solo clinici. Lo rivela lo studio clinico interventistico Chronos, coordinato dall’Irccs Candiolo di Torino e dall’Ospedale Niguarda di Milano, con la collaborazione le Università di Torino e di Milano e la partecipazione dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, l'Istituto oncologico veneto di Padova e l’Irccs Candiolo.

Lo studio, oggi su Nature Medicine, è stato possibile grazie al finanziamento di Fondazione Piemontese per l’Oncologia Irccs Candiolo in un finanziamento di ricerca Airc 5x1000. «Nei pazienti con tumore al colon-retto metastatico, molte terapie a bersaglio molecolare si basano su anticorpi monoclonali contro i recettori di crescita Egfr, che possono essere utilizzati solo in caso di pazienti senza mutazioni in Ras/Braf» spiega il professor Alberto Bardelli, co-autore dello studio dell’Irccs di Candiolo Dipartimento di Oncologia e professore all’Università di Torino -

Sebbene la terapia risulti efficace, la maggior parte dei pazienti sottoposti a questo trattamento, può sviluppare nel tempo resistenza al farmaco e la malattia progredisce. A questi pazienti - aggiunge Bardelli - è possibile somministrare una secondo ciclo di terapia, cosiddetta "rechallenge», che consiste nel riprendere le terapie anti-Egfr dopo un periodo di sospensione, una volta che i geni mutati siano scomparsi e la malattia sia tornata sensibile al trattamento. La difficoltà, tuttavia, sta nel capire quando riavviare le cure», superata dall’utilizzo della biopsia liquida.

Tag:

Caricamento commenti

Commenta la notizia