Per prevenire decessi e i ricoveri negli anziani, «il vaccino antinfluenzale ad alto dosaggio è più efficace di un normale vaccino». E, «oltre a prevenire le forme gravi di influenza, riduce anche i ricoveri associati». A illustrare i dati che evidenziano una efficacia inconfutabilr è stata Stefania Maggi, professoressa presso CNR - Istituto di Neuroscienze e Invecchiamento di Padova, durante l’incontro dal titolo «Vaccinare è proteggere» promosso da Sanofi nella ambito delle campagna di prevenzione contro l’influenza, che vede oggi a confronto esperti e istituzioni delle Regioni Puglia, Campania e Sicilia. «Il vaccino antinfluenzale quadrivalente ad alto dosaggio contiene 60 microgrammi di emoagglutinina per ciascuno dei 4 ceppi virali, contro i 15 microgrammi per ciascun ceppo virale contenuti nel vaccino standard, ossia una quantità di antigene 4 volte superiore. Per questo, è indicato specificatamente per l’anziano, soprattutto se con altre malattie». Il contenuto maggiore di antigene è stato studiato infatti proprio per contrastare l’effetto dell’immunosenescenza legata all’invecchiamento. «Le evidenze emerse da studi clinici randomizzai, svolti con diversi ceppi di virus - ha precisato l’esperta - supportano il suo utilizzo come vaccino di elezione nella popolazione anziana fragile perché comporta una efficacia clinica superiore nella prevenzione dell’influenza rispetto al vaccino a dosaggio standard. Questo comporta anche una conseguente ma maggiore efficacia nel ridurre le ospedalizzazioni per tutte le cause e ricoveri per complicanze respiratorie e cardiovascolari». Inoltre, ha concluso Maggi, il vaccino a alto dosaggio «ha dimostrato efficacia nel ridurre gli accessi e i ricoveri nelle persone over 85 istituzionalizzate in case di riposo, su un totale di oltre 90.000 anziani studiati».