Martedì 19 Novembre 2024

Covid, ecco la pillola antivirale della Merck: può dimezzare il rischio di morte

ROMA (ITALPRESS) – La pandemia CoViD-19 ha sconvolto molti aspetti della vita delle persone, ma ha anche impartito numerose lezioni sui comportamenti da tenere anche quando tutto sarà finito. Tra queste, l’importanza della collaborazione pubblico-privato per sviluppare in tempi rapidi cure innovative, come ad esempio i vaccini, e renderle fruibili al maggior numero di persone

Il farmaco Molnupiravir sviluppato dalla Merck è il primo antivirale orale per il trattamento della malattia causata dal virus Sars-Cov-2. Il farmaco agisce interferendo con la capacità del virus di replicarsi.

Il farmaco introduce errori nel codice genetico del virus

È quindi stato progettato per introdurre errori nel codice genetico del virus, impedendone la duplicazione e riducendo quindi il rischio di provocare malattie gravi. Il farmaco, inoltre, non colpisce la proteina spike del virus, la chiave d’accesso del virus nella cellula, e questo dovrebbe dunque garantire un’efficacia a prescindere dalle varianti. Dai risultati dai trial clinici è emerso che Molnupiravir è in grado di ridurre del rischio di ospedalizzazione nei pazienti fragili del 50 per cento. Il farmaco va assunto al comparire dei primi sintomi e il trattamento prevede 2 pastiglie al giorno per 5 giorni. Il Regno Unito è il primo paese ad averla approvata. La Medicines and Healthcare products Regulatory Agency (MHRA), l’Agenzia regolatrice inglese dei farmaci, raccomanda di usarlo il prima possibile dopo un test positivo per Covid ed entro cinque giorni dalla comparsa dei sintomi. Oggi l’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali, ha iniziato a valutare la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio per il medicinale antivirale orale Lagevrio (molnupiravir), sviluppato da Merck Sharp & Dohme in collaborazione con Ridgeback Biotherapeutics, destinato al trattamento di Covid-19 negli adulti.

Promette di dimezzare i rischi di ospedalizzazione e morte

Come ha spiegato Antonio Mastino, microbiologo associato all’Istituto di farmacologia traslazionale del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ift) e già docente di Microbiologia presso l’Università di Messina, le dichiarazioni dei funzionari della Merck suggeriscono un’efficacia del 50 per cento nel ridurre il rischio di ospedalizzazione e morte. La pillola potrebbe essere somministrata ai soggetti più vulnerabili o con potenziali fattori di rischio associati a Covid-19, come obesità, cardiopatie, diabete o un’età superiore ai 60 anni. Il farmaco, ha spiegato Mastino, si basa «sull’inibizione della replicazione virale anche se con bersagli diversi, per cui l’efficacia può essere riscontrata solo se somministrato in una fase iniziale della malattia. Un’assunzione precoce potrebbe infatti essere utile a ridurre il rischio di danni provocati da SARS-CoV-2. Un vantaggio riguarda la possibilità di somministrare il trattamento per via orale». «Il Molnupiravir - continua l’esperto - contiene un composto in grado di interferire nella costruzione dei nuovi filamenti del genoma virale, generando errori che l’enzima virale deputato al loro riparo non è in grado di correggere, e portando quindi alla interruzione della produzione di nuovi virus infettanti». Nonostante gli studi clinici già svolti per la sperimentazione del farmaco siano promettenti, ha precisato il docente, «una volta concessa l’autorizzazione per via emergenziale sarà ovviamente necessario, come avviene normalmente in questi casi, sottoporlo a un’attenta azione di farmacovigilanza per confermarne la sicurezza, l’efficacia e la tollerabilità nelle dinamiche reali. Sappiamo infatti che durante lo sviluppo di un medicinale, alcuni degli effetti collaterali emergono spesso nella fase di farmacovigilanza».

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