La durata del green pass ridotta a 9 mesi già da inizio dicembre, la terza dose per tutti prima possibile portando a cinque mesi l’intervallo tra la conclusione del ciclo vaccinale e il richiamo, la possibilità di valutare restrizioni per l’ingresso in Italia anche dai paesi europei se l’Ue dovesse rivedere le regole per i viaggi e, soprattutto, l’obbligo del vaccino per alcune categorie, prime tra tutte quelle a contatto con il pubblico: forze di polizia, dipendenti della Pubblica Amministrazione e professori.
Il governo continua a lavorare sulle misure per contenere la quarta ondata del Covid ed evitare che la situazione degeneri in vista del Natale e si riapre il dibattito sull’obbligo vaccinale. A rilanciarlo è Confindustria: «non ci possiamo permettere di bloccarci, l’unica cosa che ci può mettere al sicuro è l’obbligo vaccinale, un percorso su cui dobbiamo avere il coraggio di fare una riflessione seria» dice il presidente Carlo Bonomi che a nome degli imprenditori non vuol saperne di nuove chiusure. Una proposta che però, se trova l’appoggio di Forza Italia con la vice presidente dei senatori Licia Ronzulli e di Italia Viva con il vicepresidente Ettore Rosato - «dobbiamo iniziare a ragionare seriamente» sulla questione - divide la stessa maggioranza, con Matteo Salvini e la Lega che continuano ad essere contrari.
Che il discorso sia aperto lo conferma il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Franco LocatellI: l’Italia “mantiene una delle situazioni più favorevoli in tutta Europa“ ma i dati destano attenzione e vanno valutati con tutte le tutele del caso, sottolinea. E dunque, tra le misure che potrebbero essere attuate vanno «considerate forme di obbligo vaccinale per alcune categorie professionali, in particolare chi assiste o e a contatto con il pubblico, ad esempio forze dell’ordine, dipendenti della pubblica amministrazione e insegnanti, pur essendo queste categorie connotate da un’alta percentuale di vaccinazione», mentre l’obbligo per tutti è “un’opzione estrema“
Al momento la linea tracciata da Palazzo Chigi è quella della massima attenzione all’evoluzione della curva epidemiologica, con la consapevolezza che le scelte fatte nei mesi scorsi e ora adottate anche da altri paesi, a partire dal green pass nei posti di lavoro, hanno permesso di contenere la forza del virus. Per questo i provvedimenti che il Consiglio dei ministri esaminerà tra mercoledì e giovedì prossimi, dopo un parere del Cts, sarebbero la riduzione da 12 a 9 mesi della durata del certificato verde, anche se nella comunità scientifica c’è chi chiede che scenda a 6 mesi, e l’obbligo della terza dose per i sanitari. Prima però, lunedì o più probabilmente martedì, il presidente del Consiglio Mario Draghi vedrà le Regioni, con i governatori in pressing per ottenere il doppio binario per il certificato verde: il super green pass per chi si vaccina o è guarito, per entrare in ristoranti, cinema e stadi, mentre chi fa il tampone potrà solo accedere ai posti di lavoro e ai servizi essenziali. Oggi la sollecitazione di turno è arrivata dal presidente della Calabria Roberto Occhiuto, con la ministra per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini che definisce di “buon senso» la proposta: «non si può penalizzare» in caso di cambi di colore l’85% degli italiani vaccinati. L’attenzione e la disponibilità ad ascoltare le Regioni, ripetono fonti di governo, ci sono, ma ogni eventuale discussione in merito sarà strettamente legata all’andamento della curva e alla situazione di terapie intensive e reparti ordinari, i due parametri che fanno scattare i cambi di colore e che per ora tengono.
Si sta lavorando, invece, per accelerare sulle terze dosi. Di fatto il governo ha già impresso un cambio di passo, anticipando a lunedì la somministrazione ai 40enni prevista per il 1 dicembre. Ed è probabile, lo ha detto lo stesso Locatelli, che si arrivi ad accorciare da 6 a 5 i mesi tra il completamento del ciclo vaccinale e la dose booster, in modo che anche i giovani possano vaccinarsi prima. Perché ci sono italiani che hanno meno di 40 anni e hanno concluso il ciclo vaccinale da più di 6 mesi (professori, forze di polizia e militari). «E’ un elemento da valutare con una certa attenzione» conferma il direttore della prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza. E proprio in quest’ottica va l’annuncio del commissario per l’emergenza Francesco Figliuolo che entro la fine dell’anno arriveranno altre 8,6 milioni di dosi di Pfizer e Moderna. Ci sono poi altri due punti sui quali la discussione è aperta. Il primo è la possibilità di introdurre restrizioni per gli ingressi in Italia anche dai paesi Ue, le invoca ad esempio il presidente della Conferenza delle Regioni e del Friuli Massimiliano Fedriga, ma un intervento in merito ci sarà solo in seguito ad una decisione dell’Unione europea. La seconda riflessione, in atto soprattutto nella comunità scientifica, riguarda invece la durata dei tamponi, con la possibilità di ridurre quella degli antigenici da 48 a 24 ore e quella dei molecolari da 72 a 48.
Caricamento commenti
Commenta la notizia