Il Covid rialza la testa e a quasi due mesi dall’inizio della scuola, dalle regioni arrivano notizie di chiusure. Ultimo il caso del Friuli Venezia Giulia, regione dove l’incidenza dei casi sulla popolazione è più alta, e che ha oltre mille persone in quarantena nelle scuole, tra studenti e docenti, nell’ultima settimana di ottobre: effetto della positività di 154 persone.
Da lunedì il nuovo protocollo
Ma da lunedì scattano in tutta Italia le nuove regole la gestione dei positivi, con l’obiettivo di mantenere il più possibile le lezioni in presenza: il ministero dell’Istruzione ha, infatti, inviato alle scuole il protocollo con le nuove indicazioni - in base alla quale la quarantena scatta in automatico solo in base a un piccolo focolaio con tre casi in una classe - corredato da una circolare con le spiegazioni tecniche per i presidi.
La risposta alle proteste
È la risposta alle proteste dei giorni scorsi per le troppe responsabilità scaricate, secondo i sindacati, sulle scuole. Ci sarà una procedura «standardizzata», si precisa nella circolare firmata dal direttore generale della prevenzione sanitaria, Giovanni Rezza, e dal capo dipartimento dell’Istruzione Jacopo Greco, che «non comporta alcuna valutazione discrezionale di carattere sanitario». Solo parzialmente soddisfatto il presidente dell’Associazione presidi (Anp), Antonello Gianelli, tra i primi a sollevare obiezioni: «Prendiamo atto del supporto operativo fornito» per «adempimenti che, ribadiamo, non rientrano nelle prerogative dei dirigenti scolastici» e il ministero «non può limitarsi a fornire indicazioni e continuare a non avere consapevolezza della gravità della situazione. I dirigenti scolastici continuano a garantire l’esercizio del diritto allo studio nonostante dispongano di risorse umane inadeguate nel numero e, spesso, nella preparazione professionale». Il nuoto protocollo prevede provvedimenti - di responsabilità dell’autorità sanitaria - diversi a seconda della fascia d’età degli alunni e dello status vaccinale.
Così la gestione dei casi
In presenza di un caso positivo, i compagni di classe faranno un test il prima possibile, definito «T0», e se il risultato è negativo si potrà rientrare a scuola, e poi uno dopo 5 giorni; nel caso di due positivi i vaccinati o negativizzati negli ultimi sei mesi faranno la sorveglianza con testing, i non vaccinati la quarantena; nel caso di tre positivi andrà in quarantena tutta la classe. Un caso ancora diverso è quello dei servizi dell’infanzia: per i più piccoli è previsto un test subito e una quarantena di dieci giorni, al termine dalla quale dovranno effettuare un test; per i loro insegnanti la valutazione è in carico alle autorità sanitarie, dipende da tempo di permanenza nella stanza e dal contatto diretto con il caso positivo. Il preside sospende «in via eccezionale ed urgente» le lezioni nel caso in cui le autorità sanitarie «siano impossibilitate ad intervenire tempestivamente». Ma agirà in base ad una serie di indicazioni predeterminate, dettate dalla circolare di oggi: informa la Asl, individua i «contatti scolastici» e per loro sospende temporaneamente le lezioni, «trasmette ai contatti scolastici le indicazioni standardizzate preventivamente predisposte dal DdP» e «segnala al DdP i contatti scolastici individuati». I dati sui vaccinati non sono nella disponibilità della scuola e «quindi non vanno trattati».