Domenica 17 Novembre 2024

Terza dose, gli esperti: "Necessaria per anziani e fragili"

La somministrazione della terza dose del vaccino anti-Covid è tra gli argomenti più dibattuti del momento. Anche il mondo scientifico si è parzialmente diviso sull'argomento. Fra gli infettivologi che non hanno dubbi c'è Antonio Cascio, ordinario di Malattie infettive all’Università di Palermo: "È chiaro che non ci sono evidenze scientifiche, perché è la prima volta che si affronta un caso del genere ma il buon senso e l’esperienza ci fanno dire quasi con certezza che la terza dose di vaccino è necessario farlo. A parte il fatto che in altre parti del mondo abbiamo visto che i tassi di anticorpi, con il passare dei mesi, si abbassano". Sulla stessa lunghezza d'onda Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe. Secondo l'esperto è necessario insistere con le comministrazionui, a partire dagli over 50 non ancora vaccinati, accelerare la terza dose per over 60 fragili e operatori sanitari, over 80 e ospiti delle Rsa. È altrettanto necessario "continuare a usare la mascherina al chiuso ed evitare assembramenti", così come si deve insistere su contact tracing e gestione dei focolai. "Questi aspetti - ha rilevato - sono quelli che ci permetteranno di gestire l'inverno in maniera adeguata. Inevitabilmente d'inverno, trascorrendo più tempo al chiuso, l'aerosol facilita il contagio". Secondo Tullio Prestileo, infettivologo dell'ospedale Civico di Palermo “le persone al di sopra di una certa età e le persone che hanno un deficit immunitario hanno un vantaggio nel fare la terza dose”. A dimostrare il vantaggio del booster, l'esperienza israeliana: “Questa terza dose – dice Prestileo - rinforza la memoria immunologica e quindi dà una migliore capacità all'organismo di rispondere ad una eventuale infezione”. Questa efficacia al momento è documentata - “ancora non troppo bene” ribadisce Prestileo - soltanto per queste due tipologie di pazienti: anziani (over 65 per definizione) e immunodepressi. “In assenza di evidenza scientifica – continua lo specialista palermitano - che riguarda invece popolazioni generali, intendendo per questo persone più giovani e senza patologie, al momento non c'è alcuna evidenza che la terza dose protegga più delle due dosi già fatte”. Diverse le casistiche da considerare prima di parlare di terza dose. Tra vaccini monodose, richiami, fasce d'età e quadri clinici differenti, nella popolazione si è creata un po' di confusione. C'è chi il covid lo ha preso e, dopo aver effettuato una dose di vaccino, si interroga sul se fare o meno la seconda. “Al momento non è prevista nessun'altra dose di richiamo – chiarisce l'infettivologo - per chi ha contratto il covid anche perché chi ha avuto il covid e si è fatto una dose di vaccino dopo sei mesi dalla guarigione ha una protezione più che tranquilla non ha necessità di fare ancora ulteriori dosi”. Poi c'è chi invece si è vaccinato all'estero, con un vaccino non presente in Italia, e nello stivale rimane sprovvisto di green pass. “Quando lei mi domanda – spiega Prestileo - se una dose di vaccino fatta in un altro Paese del mondo vale in Italia, io le rispondo di no. Ufficialmente no, per lo stato italiano, il ministero della Salute, è come se quella persona non si fosse vaccinata”.

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