Se il distanziamento sociale si rivela fondamentale nel ridurre il rischio di diffusione del coronavirus, non ci sono abbastanza prove a sostegno della trasmissione attraverso le superfici. Lo sostiene un articolo pubblicato sugli Annals of Internal medicine, che analizza diversi studi condotti sul tema.
I ricercatori di cinque ospedali, del Montefiore Medical Center, dell’Ospedale dell’Università della Pennsylvania, del Massachusetts General Hospital, della Harvard Medical School e del Brigham and Women's Hospital, hanno studiato articoli scientifici pubblicati tra gennaio e settembre 2020, nonché studi pertinenti e rapporti istituzionali o governativi, per determinare la capacità di replicazione, possibili host e fattori ambientali che contribuiscono alla trasmissione di Covid-19.
Dall'analisi di questi risultati hanno scoperto che, sebbene a livello teorico le particelle virali potrebbero vivere per ore dopo esser state depositate su superfici, gli studi condotti nella realtà presentano livelli molto bassi di RNA virale nell’ambiente.
E infatti prove evidenti da casi e rapporti di cluster indicano che è la trasmissione respiratoria ad essere dominante attraverso il droplet, quindi vicinanza e ventilazione degli ambienti sono i "determinanti chiave del rischio di trasmissione".
Al contrario, la trasmissione attraverso superfici materiali "risulta insolita" e "anche nei pochi casi in cui si presume possa essere avvenuta, la trasmissione respiratoria non era stata completamente esclusa". I ricercatori hanno anche dimostrato che il coronavirus raggiunge il picco di trasmissibilità circa un giorno prima dell’insorgenza dei sintomi e diminuisce entro una settimana dall’esordio di questi.
Caricamento commenti
Commenta la notizia