C'è una nuova scoperta nella lotta al tumore al colon retto e arriva dall'Istituto di Candiolo la cui ricerca è stata pubblicata sulla rivista Nature. L'equipe dei professori Livio Trusolino e Andrea Bertotti, in collaborazione con il Sanger Institute di Cambridge, ha individuato una proteina che sarebbe responsabile della crescita dei tumori di tipo MSI, con un'incidenza del 10% per il colon e quasi un quarto tra le neoplasie allo stomaco. Si tratta di una patologia che in Italia comporta 53 mila nuove diagnosi l'anno. "Quando la proteina WRN viene disattivata, il tumore regredisce fino a morire", spiega il professore Trusolino, che a Candiolo dirige il laboratorio di oncologia traslazionale. La buona notizia è che la cura si è dimostrata efficace anche nei casi in cui l'immunoterapia fallisce: "In un malato su due ripristinare le funzioni immunitarie non basta. E se si hanno dei risultati, dopo qualche mese la malattia riparte. La nostra speranza - conclude Trusolino - è che i farmaci contro la proteina WRN possano funzionare anche per questi pazienti". I tumori del colon-retto colpiscono il tratto finale del tubo digerente. A generarli è una trasformazione in senso maligno di polipi che in molti casi non danno sintomi e sono rilevati grazie alla colonscopia. Come si manifesta. Tra i sintomi, come spiegano dall'Aimac, la presenza di sangue nelle feci, la modificazione dell’attività intestinale senza motivo per più di sei settimane, la perdita di peso senza motivo, dolore all’addome o all’ano, sensazione di svuotamento incompleto dell’intestino dopo l’evacuazione. Le cause sono legate a fattori ambientali e comportamentali come dimostrato da diverse ricerche: le persone che consumano grandi quantità di carni rosse e di insaccati, farine e zuccheri raffinati, poca frutta e verdura sarebbero infatti più esposte alla patologia. A rischio anche i fumatori, i forti consumatori di alcolici, le persone in sovrappeso e sedentarie.