MILANO. Riportare indietro le lancette dell'orologio biologico, azzerare i danni al Dna e stimolare il rinnovamento dei tessuti per restare eternamente giovani: questo obiettivo fantascientifico è sempre più a portata di mano, grazie alla forsennata corsa alla longevità che vede protagonisti laboratori di ricerca di tutto il mondo. Ad imprimere uno sprint bruciante sono in particolare due nuovi studi, pubblicati su Science e Cell, che nei prossimi mesi porteranno a testare sull'uomo due diverse terapie che sono già riuscite a fermare il tempo nei topi: il primo obiettivo è quello di aiutare i malati di cancro, ma in un futuro non troppo lontano potranno attingere a queste fonti di giovinezza anche persone sane, esposte a fattori di rischio, e perfino i conquistatori dello spazio diretti su Marte.
La prima sperimentazione, che partirà entro sei mesi al Brigham and Women's Hospital di Boston, riguarda una nuova pillola anti-age presentata su Science da un gruppo di ricerca internazionale coordinato dalla Harvard Medical School. Il farmaco agisce potenziando l'azione di una molecola naturalmente presente nelle cellule e coinvolta nei meccanismi di riparazione del Dna: il coenzima NAD+. Somministrando ai topi un precursore di NAD+ (chiamato NMN), i ricercatori sono riusciti a mettere il 'turbo' ai meccanismi di riparazione del Dna, cancellando i danni causati dall'invecchiamento e dall'esposizione alle radiazioni.
''Le cellule dei topi anziani sono diventate indistinguibili da quelle dei topi giovani dopo appena una settimana di trattamento'', afferma il coordinatore dello studio, David Sinclair.
Il farmaco potrebbe essere usato nei bambini sopravvissuti al cancro, per prevenire l'insorgenza precoce di malattie croniche, ma anche nei passeggeri dei voli intercontinentali e negli astronauti destinati alle missioni spaziali di lunga durata, entrambe categorie esposte a forti dosi di radiazioni cosmiche.
Il secondo elisir di lunga vita, presentato su Cell, è stato sviluppato nei Paesi Bassi dalla Erasmus University di Rotterdam e consiste nella somministrazione di una molecola che stimola il rinnovamento dei tessuti: lo fa inducendo al suicidio le cellule 'anziane' e risparmiando quelle normali, senza causare effetti collaterali. I topi trattati hanno riconquistato una pelliccia folta e lucente, dei reni più efficienti e hanno ripreso a sgambettare sulla ruota come i topi più giovani. Al momento i ricercatori stanno pianificando i primi test sull'uomo per escludere rischi di tossicità e puntano a sperimentare la cura nei pazienti affetti un tumore cerebrale molto aggressivo, il glioblastoma multiforme.
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