ROMA. Contrordine, i mirtilli non sono poi così efficaci nel ridurre le infezioni delle vie urinarie (prima tra tutte la cistite) come si è finora pensato. È quanto emerge da uno studio della Yale School of Medicine, nel Connecticut, pubblicata sulla rivista Jama. Gli studiosi hanno preso in esame un target di persone particolarmente significativo, donne anziane residenti in una casa di cura, per le quali negli Usa questo tipo di infezioni è tra le più diagnosticate. Le donne erano 185, di un'età media di 86 anni, e in maniera casuale sono state somministrate loro una volta al giorno due capsule da ingerire a base di proentocianidine, antiossidanti contenuti nei mirtilli, una quantità equivalente a mezzo litro di succo, oppure un placebo una volta al giorno. Delle 185 partecipanti allo studio, 147 lo hanno completato, con un'aderenza alla terapia piuttosto alta, dell'80 per cento. Tenendo conto di vari fattori, i risultati hanno evidenziato che non vi era una differenza significativa tra il gruppo che aveva assunto capsule con sostanze contenute nei mirtilli e quello di controllo, in termini di presenza di batteri e globuli bianchi nelle urine, indicatori di possibili infezioni (29,1 per cento contro 29 per cento). Non vi erano neppure differenze nel numero di infezioni delle vie urinarie che si manifestavano in un anno (10 casi rispetto a 12), nel numero di ospedalizzazioni e neppure negli antibiotici somministrati.