ROMA. Scoperto nel cervello l'interruttore che aiuta a tenere lontane le fobie e a controllarle. Comanda il ricordo dei fattori che le scatenano ed e' implicato nelle terapie psicologiche per superare problemi legati ai traumi. Lo studio guidato da Ki Goosens, dell'Istituto di Tecnologia del Massachusetts (Mit), e pubblicato sulla rivista eLife, dimostra che e' possibile migliorare le terapie e soprattutto renderle più durature.
Strade per combattere ansie, fobie o traumi ne esistono già, e molte si basano sulla tecnica dell'estinzione, ossia il 'ricondizionare' il cervello associando gli elementi scatenanti la paura a situazioni positive. L'efficacia di queste tecniche e' considerata buona, ma il grande limite e' nella loro durata perchè a distanza di poco tempo gli effetti positivi si perdono e i problemi riemergono.
Per aumentare la durata degli effetti positivi delle cure, i ricercatori americani sono andati alla ricerca dei meccanismi cerebrali che entrano in gioco in queste situazioni. Hanno quindi condotto delle osservazioi sui ratti utilizzano le tecniche dell'optogenetica,che permettono di visualizzare e di intervenire in tempo reale sui circuiti dei neuroni attivandoli per mezzo di piccoli impulsi di luce.
In questo modo, nella struttura del cervello chiamata amigdala è stato individuato l'interruttore che attiva le paure e che può diventare il bersaglio ottimale per rendere più duraturi gli effetti delle terapie.
L'applicazione delle tecniche dell'optogenetica sull'uomo è ancora molto lontana, ma dallo studio potrebbero essere sviluppati nuovi farmaci capaci di selezionare in modo preciso il circuito neurale legato alle paure e rafforzare i risultati che si ottengono con le terapie psicologiche.
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