ROMA. Il colesterolo "cattivo", quello contrassegnato dalla sigla Ldl, va abbassato il più possibile, e anche chi non è ad alto rischio dovrebbe portarlo sotto i 100. Ad affermarlo, sulla scorta delle ultime linee guida sul tema pubblicate dalla Società Europea di Cardiologia (Esc), è Francesco Romeo, presidente della Società Italiana di Cardiologia, che sottolinea anche come per la prima volta il documento europeo sancisca senza ombra di dubbio la relazione fra Ldl e malattie cardiovascolari. «Avere un target di colesterolo entro 70-100 è fondamentale, non ci sono più controversie su questo punto - spiega il presidente della Società Italiana di Cardiologia Francesco Romeo -. Questo vale per tutti, anche per quei soggetti che hanno valori di norma molto alti per ipercolesterolemia familiare». Se prima erano tollerati valori anche più alti, soprattutto per chi non era ad alto rischio, con ad esempio la prescrizione dei farmaci che era presa in considerazione solo sopra i 190 per chi era in questa categoria, ora che c'è l'«ufficialità» della pericolosità del colesterolo cattivo gli specialisti dovrebbero essere più aggressivi, anche senza arrivare ai livelli degli Usa dove le statine, i farmaci principali che abbassano il colesterolo, sono prescritte "a tappeto". Le linee guida presentate al congresso della Società in corso a Roma prevedono in realtà la possibilità di andare a livelli più bassi anche di 70. «Nel documento si dice che più basso si va meglio è, e si chiede di dimezzare il livello del colesterolo se è eccessivo, anche andando sotto i limiti - sottolinea Alberico Catapano dell'università degli Studi di Milano, uno degli estensori -. noi diciamo ad esempio che se hai un limite di 70, perchè sei a rischio molto alto, e le tue Ldl sono 100, non ti devi accontentare di 70 ma devi diminuire almeno del 50%, quindi arrivare a 50». Alimentazione ed esercizio fisico, spiegano gli esperti, sono il primo intervento per abbassare il colesterolo 'cattivò e, nel caso dell'attività fisica, alzare quello 'buono", che è protettivo. In seconda battuta le statine restano una soluzione efficace per molti, mentre per i casi più difficili, a cominciare da chi ha una ipercolesterolemia familiare, un difetto genetico cioè che alza i valori fin dalla nascita, sono in arrivo gli anticorpi anti PCSK9, farmaci molto costosi ma efficaci dove le altre terapie falliscono. «L'ipercolesterolemia familiare eterozigote colpisce una persona su 300, mentre quella omozigote una su 300mila - ha spiegato Marcello Arca, segretario della Società Italiana per lo Studio dell'Arteriosclerosi -, e in queste persone i problemi cardiovascolari si presentano prima rispetto agli altri, per effetto dell'esposizione al colesterolo. Studi in corso stanno dimostrando che questi farmaci possono far raggiungere risultati che per ora si ottengono solo con l'aferesi, 'ripulendo" cioè il sangue meccanicamente».