Mercoledì 18 Dicembre 2024

«Malattie cardiache killer d’Europa, due milioni di morti ogni anno»

Fonte Pixabay

PALERMO. Le malattie cardiache sono ancora il grande killer in Europa, Italia compresa, e nella sola Ue fanno due milioni di morti e costano anche 196 miliardi di euro l'anno alla collettività. È questo il tema del più grande appuntamento al mondo sul cuore, il congresso dei trentamila medici della European Society of Cardiology (Esc) che si svolge a Roma in questi giorni e parla con i numeri: in Italia le malattie cardiovascolari rappresentano il 44% della mortalità, e costano circa l'1,3% del prodotto interno lordo. È un evento che mette allo scoperto un sistema inefficace, un sistema che funziona bene nel salvataggio dei malati, ma è tutto da rivedere nelle fasi determinanti della prevenzione. Lo spiega lo stesso presidente dell’European society of cardiology Fausto Pinto: «Sebbene la mortalità per le malattie cardiovascolari stia calando, la metà dei decessi in Europa è dovuta al cuore e alle incidenze cardiovascolari: perché il fatto è che siamo molto bravi nel trattamento delle malattie ma c’è qualcosa che non funziona nella prevenzione». E i numeri italiani, sottolinea anche l’ex presidente dell’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri, Michele Gulizia, preoccupano e parlano di una situazione di stasi, con statistiche che sono scoraggianti e restano ferme al basso: «Se in Italia le malattie cardiovascolari rappresentano quasi la metà della mortalità e costano oltre un punto di Pil, il dato preoccupante è che nell’ultimo decennio l’incidenza di mortalità non è cambiata, mentre è raddoppiata quella dell'angina pectoris». Comunque, in ospedale, di cuore si muore meno di prima. «I migliori progressi del settore sono stati fatti sul fronte della mortalità intraospedaliera, ma rischiamo di perderli - è questa la protesta preoccupata degli specialisti del cuore - a causa dei tagli che hanno ridotto drasticamente il numero delle divisioni di cardiologia. È vero, si muore di meno in ospedale, ma aumenta la mortalità dei pazienti che sono tornati a casa perchè spesso la dimissione è precoce, causa mancanza di posti letto, oppure perché non è possibile permettersi i farmaci prescritti». Tagli alla sanità, la protesta ufficiale arriva dai cardiologi riuniti a Roma, mentre tra gli argomenti principali del congresso c’è anche la prevenzione, «e una buona prevenzione, da sola, potrebbe evitare almeno la metà delle malattie. C’è un grande lavoro di educazione da fare sugli stili di vita, dalla dieta al fumo - è questa la direzione che indicano gli specialisti del cuore a congresso a Roma - dobbiamo lavorare con i pazienti, con il pubblico in generale ma anche con istituzioni e con le industrie: stiamo cercando di farlo ma il lavoro è solo all'inizio». Alla grande assemblea anche la rappresentanza degli specialisti siciliani. Nell’Isola la mortalità per malattie cardiovascolari è maggiore rispetto al resto d'Italia, «si registrano 182 decessi ogni 100 mila abitanti rispetto a 159/100 mila nel resto d'Italia - ricorda il professor Pasquale Assennato, direttore della Cardiologia del Policlinico universitario Paolo Giaccone di Palermo - e questo si potrebbe imputare ad una maggiore incidenza di eccedenza ponderale e di obesità: in Sicilia questa maggiore incidenza ponderale è del 30% circa rispetto al resto d'Italia che ha il 20%». Per Pasquale Assennato anche in Sicilia le cause dell’alta mortalità «sono sostanzialmente gli stili di vita, l’alimentazione, la sedentarietà, il fumo di sigarette. Intervenire su questi fattori ridurrebbe drasticamente la mortalità e l’alta incidenza delle malattie del cuore. E stili di vita significa alimentazione, privilegiare quanto viene dal mondo vegetale rispetto agli alimenti che vengono dal mondo animale, no alla sedentarietà e attività fisica di tipo dinamico, e ancora netta distanza dal fumo che è un grande killer perchè agisce favorendo i meccanismi che determinano l’infarto del miocardio». Anche in Sicilia si registra la riduzione della mortalità in ospedale «perché la organizzazione della rete dell’infarto e le tecniche di nuove terapie come l’angioplastica consentono ricoveri precoci. Ma la vera strategia per ridurre questo killer del cuore è la prevenzione che sarebbe molto semplice da attuare: modificare le abitudini e gli stili di vita».

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