ROMA. Il tumore al seno non molla, è la neoplasia maligna più frequente nella donna, con un'incidenza in costante aumento, una priorità sanitaria a livello mondiale con un enorme impatto sociale. Nel mondo, entro il 2020 ci saranno circa 2 milioni di nuovi casi di tumore del seno ogni anno. Unico dato positivo: «La mortalità della patologia è in lieve ma costante riduzione grazie ai programmi di prevenzione e - all'affinamento delle terapie chirurgiche, radioterapiche e farmacologiche». A fotografare il fenomeno è Stefano Magno, chirurgo oncologo del centro di senologia del Policlinico Gemelli, impegnato in un approccio 'diverso' alla malattia. Innanzitutto focalizzato sulla malata e non sulla patologia e sulla terapia integrata. Magno, che ha appena raccontato il suo approccio multidisciplinare nella cura del tumore al seno e la Breast Unit in un libro, punta sulla prevenzione attraverso la correzione degli stili di vita, ma anche sull'omeopatia, agopuntura, riflessologia e fitoterapia per alleviare gli effetti collaterali delle terapie aniblastiche e migliorare la loro efficacia. Per prevenire la patologia, che fa ancora molta paura alle donne, non ci si può limitare, secondo Stefano Magno, «a misure di sorveglianza sanitaria nelle fasce di età a rischio ma è necessario promuovere uno stile di vita sano, una corretta alimentazione ed un'attività fisica regolare». È stabilito ormai, infatti che i fattori ereditari incidono solo per il 5-10% nell'insorgenza dei tumori: «Il restante 90% - spiega Magno - è attribuibile a fattori ambientali e agli stili di vita; tra questi il 30% riguarda le cattive abitudini alimentari». Da qui l'importanza di bandire dalla propria dieta snack, merendine, prodotti dolciari privilegiando cibi di provenienza vegetale non industrialmente raffinati, evitare bevande zuccherate, consumare ampia varietà di frutta, limitare il consumo di carni e di cibi conservati. Ed anche quando il tumore, c'è accanto ai protocolli ufficiali Magno è convinto dell'importanza di un approccio olistico alla paziente oncologica. E dunque dell'efficacia di tutta una serie di trattamenti che con la cura del tumore sembrerebbero avere poco a che fare, a partire dai farmaci omeopatici per passare all'agopuntura e alla riflessologia. «Diminuire gli effetti collaterali e le problematiche che possono verificarsi durante la chemioterapia - sottolinea Magno - ha un effetto positivo sia sul trattamento che sulla qualità di vita delle pazienti, riducendo il ricorso a farmaci di supporto costosi e potenzialmente dannosi». «L'obiettivo - aggiunge - è trovare la sinergia ottimale tra terapie antitumorali e potenziamento immunitario del paziente oncologico, anche attraverso il supporto psicologico e la condivisione delle strategie terapeutiche». «In Europa e negli Stati Uniti, negli ultimi vent'anni, l'impiego delle terapie complementari ha mostrato un costante aumento: negli USA, 62 pazienti su 100 vi fanno ricorso e la soddisfazione degli utenti è superiore all'80%», conclude.