ROMA. Ricercatori italiani hanno scoperto una "molecola-freno" che potrebbe divenire una chiave per prevenire l'infarto: "premendo"questo freno molecolare si riduce il rischio che la placca di arteriosclerosi (una formazione nociva che si presenta sui grossi vasi sanguigni di soggetti a rischio) si rompa arrestando il flusso di sangue al cuore e quindi causando l'arresto cardiaco.
È il risultato di uno studio condotto presso l'Università Cattolica di Roma da un gruppo di cardiologi coordinati da Filippo Crea. La ricerca sarà anticipata domani in occasione di un meeting che si terrà al Policlinico Gemelli sul ruolo dell'infiammazione nell'infarto, e verrà pubblicata sulla rivista Basic Research in Cardiology.
Il freno rende inoffensive cellule con proprietà infiammatorie che favoriscono la rottura della placca. L'arteriosclerosi è un'infiammazione cronica della parete delle arterie. Spesso si associa a formazione di una placca, un ispessimento dello strato più interno delle arterie dovuto principalmente all'accumulo di grasso e di tessuto, che forma un cappuccio alla placca stessa.
La placca si può rompere per vari motivi, tra cui anche l'attacco di cellule infiammatorie che scatenano reazioni locali e la indeboliscono. Gli esperti hanno osservato che queste cellule infiammatorie a ridosso della placca sono dotate di un freno molecolare, la molecola «CD31» che ne contiene l'azione nociva.
Si è visto inoltre, spiega Crea, che il freno CD31 può guastarsi lasciando le cellule infiammatorie a briglia sciolta, il che porta alla rottura della placca e quindi all'infarto. A partire da questa scoperta potrebbero essere sviluppati farmaci che potenzino l'efficacia di CD31 specifici per i soggetti a rischio di infarto.
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