TORINO. Sotto il colore della pelle siamo tutti uguali. Non esistono infatti differenze tra le popolazioni del mondo nella crescita di feti e neonati a pari condizioni socioeconomiche e di salute ottimali. Lo rivela lo studio mondiale Intergrowth 21st, primo al mondo nel suo genere, cui ha partecipato l'ospedale Sant'Anna di Torino, unico centro dell'Europa continentale. Pubblicato sulla rivista scientifica Lancet, lo studio rileva gli standard mondiali di crescita dei feti e dei neonati. Lo studio, coordinato dal professore Villar dell'Università di Oxford e finanziato dalla Fondazione Bill e Melinda Gates, ha coinvolto otto centri di ricerca e assistenza in diverse parti del mondo: Brasile, Cina, India, Kenya, Oman, Usa, Inghilterra e, appunto, Italia. Sono state prese in considerazione oltre 4.600 gravidanze e oltre 2.400 neonati, di cui rispettivamente 509 e 2.358 a Torino. I risultati indicano che - a parità di condizioni - le differenze nella crescita fetale e, quindi, nelle dimensioni dei neonati tra i vari gruppi etnici nel mondo tendono ad attenuarsi e le differenze di crescita tra soggetti appartenenti a gruppi etnici diversi sono basate prevalentemente su differenze nelle condizioni di salute, socioeconomiche ed ambientali, più che su differenze geneticamente determinate. Ad esempio la variabilità nelle misure della circonferenza cranica e della lunghezza dei feti e dei neonati tra i diversi Centri rappresenta solo il 3% di quella totale ed è inferiore a quella osservata tra soggetti dello stesso Centro. In altre parole la crescita dei neonati torinesi in condizioni ottimali ambientali e di salute è analoga a quella dei neonati cinesi, brasiliani o dell'Oman nelle stesse condizioni.