PALERMO. Senza un vaccino, e con un farmaco che potrebbe sconfiggerla definitivamente che però costa moltissimo e non è ancora disponibile alla maggior parte della popolazione. L'epatite C, la «versione» peggiore del virus che può portare alla cirrosi e al tumore del fegato, sta rialzando la testa nel vecchio continente, iniziando a colpire anche i giovani, e ha bisogno di uno sforzo maggiore dalle istituzioni secondo il rapporto annuale dei Centri Europei per il Controllo delle malattie (Ecdc).
Il sorpasso tra epatite B, che una volta era quella più diffusa ma che negli ultimi anni è in netta diminuzione grazie al vaccino, e la C, spiega il documento pubblicato in vista della giornata mondiale delle epatiti del 28 luglio, è ormai consolidato almeno nel vecchio continente. Dei circa 30mila casi di epatite C del 2012 metà riguarda persone tra 25 e 44 anni e il 10% sotto i 25 anni. «Mentre per l'epatite B c'è un vaccino, per la C non c'è - spiega Antonio Gasbarrini, cofondatore di Alleanza contro l'Epatite -. In Italia storicamente il virus colpisce soprattutto i cosiddetti “baby boomers”, ma anche da noi si inizia a vedere un aumento dei casi anche tra i giovani».
L'assenza del vaccino rende ancora più importante l'accesso ai nuovi farmaci, in grado di eradicare completamente il virus C. In Italia l'unico approvato dalle autorità europee, il Sofosbuvir, è attualmente oggetto di una trattativa sul prezzo interrotta dall'azienda produttrice, la Gilead. Motivo del contendere il prezzo altissimo, circa 1000 euro a pillola, già oggetto di un'indagine ufficiale anche negli Usa e che ha proiettato l'azienda tra i big dell'industria del farmaco in pochi mesi. Il direttore generale dell'Aifa Luca Pani ha annunciato che è stata allargata la platea dei pazienti che hanno già il farmaco per uso compassionevole, che si limita però a 1300 persone, un gruppo di malati molto gravi in attesa di trapianto. A ricevere il farmaco saranno, in base alla nuova decisione dell'Aifa, anche i pazienti con carcinoma epatocellulare (HCC) e cirrosi compensata (MELD15) in lista d'attesa per trapianto e che presentino una lesione del massimo diametro di 5 cm o al massimo tre lesioni, la maggiore delle quali con diametro sino a 3 cm. «La trattativa è rimandata al 29 settembre, un lasso di tempo troppo alto per i pazienti gravi che non rientrano nel programma di uso compassionevole, e che non hanno alcuna alternativa terapeutica - sottolinea Gasbarrini -. Un maggiore accesso servirebbe anche per la prevenzione, perché ovviamente con meno persone portatrici del virus si avrebbero anche meno casi».
Oltre al virus C anche l'epatite A, quella che si prende per via alimentare, preoccupa gli esperti degli Ecdc. Dopo anni di relativa calma dal 2013 si sono moltiplicati i focolai, con inoltre 1300 casi concentrati quasi tutti in Italia. «Questo - sottolinea Marc Sprenger, direttore dell'agenzia - dovrebbe far pensare gli stati membri a rivedere le politiche sulla vaccinazione, rivolte ora solo a chi viaggia».
I dati parlano chiaro. Tra il 2006 e il 2012 si sono avuti in Europa 110mila nuovi casi di epatite B e 206mila di C. Per quanto riguarda l'epatite A nel 2012 ci sono stati poco più di 17mila casi, di cui il 70% cronici, e un terzo nella fascia di età 25-34 anni. Il numero dei casi acuti è in costante declino dal 2006 grazie al vaccino. La trasmissione eterosessuale è la maggiore responsabile dei casi acuti (il 31,2%), mentre quella madre-figlio rappresenta quasi il 70% di quelli cronici. Gli uomini si ammalano una volta e mezza più delle donne. Dall'Italia sono stati segnalati poco più di mille casi.
Dell'epatite C sono stati registrati 30mila600 casi, di cui quasi l'80% cronico, metà dei quali in persone tra 25 e 44 anni e il 10% sotto i 25 anni. Circa un terzo dei casi europei si riscontra in Gran Betagna, mentre l'Italia ha segnalato nel 2012 circa 120 nuove infezioni. L'uso di droghe iniettabili è il principale mezzo di trasmissione, almeno dei casi di cui si conosce l'origine, e i casi si dividono quasi equamente tra maschi e femmine.
Il comunicato degli Ecdc fa riferimento anche all'epatite A, non compresa nel rapporto ma oggetto di un documento a parte. Dal gennaio 2013, sottolinea il rapporto, si sono verificati 1315 casi di epatite A in 11 paesi europei. Il 91% di questi si è verificato in Italia, e molti degli altri casi sono stati riscontrati in persone che hanno viaggiato nel nostro Paese. In questo caso l'età media è risultata essere 35 anni, con una sostanziale parità per quanto riguarda il genere.