ROMA. Fecondazione assistita, cade un'altra barriera: l'eterologa, fino a ieri vietata dalla legge 40, è diventa legale. La Corte Costituzionale, infatti, ha dichiarato illegittimo il divieto di accesso a questa metodica per le coppie in cui ci sia un problema di infertilità assoluta, dove solo gli ovuli o gli spermatozoi di un donatore possono far concretizzare la speranza di un figlio. Fino ad ora queste coppie erano sostanzialmente «fuori legge», costrette a recarsi all'estero, se avevano i mezzi per farlo. Ora, non appena la sentenza sarà pubblicata in Gazzetta Ufficiale - presumibilmente da qui a un mese - l'eterologa si potrà fare anche nei centri italiani. Ma le resistenze sono ancora tante. E le reazioni alla notizia lo dimostrano.
Il mondo cattolico è salito immediatamente sulle barricate. Famiglia Cristiana parla di «fecondazione selvaggia per tutti», di «ultima follia italiana». L'Accademia Pontificia per la Vita manifesta «sconcerto e dispiacere» e teme riflessi sia sulla coppia sia sul nascituro. Anche gli esponenti politici di area cattolica recalcitrano. Per Eugenia Roccella, di Ncd, «si apre una deriva molto pericolosa: cade il diritto di ogni nato a crescere con i genitori naturali», mentre secondo Paola Binetti, dell'Udc, si consuma una «grave attacco alla famiglia». Sel si colloca ovviamente sul fronte opposto. Positivi anche i commenti che arrivano dal Pd, dove però emerge anche la richiesta, avanzata da Maria Spilabotte e Donata Lenzi, di un intervento per aggiornare la normativa nel suo complesso. Un punto, questo, toccato con accenti ben più netti dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin: «La legge è stata svuotata, serve un intervento del Parlamento. In Italia non siamo ancora a attrezzati dal punto di vista normativo», aggiunge. Ed enumera una serie di nodi: «l'anonimato di coloro che cedono i gameti», «il diritto dei bimbi che nasceranno ad essere informati di chi sono i loro genitori», «il tipo di analisi da fare per chi cede i gameti».
Eppure gli avvocati che in Corte Costituzionale hanno difeso l'eterologa, come Marilisa D'Amico, o i legali Filomena Gallo e Gianni Baldini, che rappresentano le associazioni e una delle coppie, sono fermi su un punto: la sentenza della Corte non crea un vuoto normativo. Tutele sono già previste nella stessa legge 40 e un ombrello di garanzie è contenuto anche in una serie di misure che hanno recepito specifiche direttive europee; e proprio su quei punti che il ministro Lorenzin mette in evidenza. Gianluigi Pellegrino, giurista che si occupò della legge 40 in passato per altri aspetti, quale il limite di tre ovociti e la diagnosi preimpianto, è sulla stessa linea: «Se ci fosse stato vuoto normativo, la Corte non avrebbe potuto accogliere la questione e quindi far cadere il divieto. È necessario dare immediata attuazione alla pronuncia».
Anche all'interno del collegio di 15 giudici costituzionali, comunque, la decisione non è stata unanime, nè facile, a riprova del fatto che il tema è complesso. I rumors dicono che al momento di andare ai voti, il sì all'eterologa ha trovato una maggioranza risicata. Alla conta il risultato sarebbe stato 8 a 7, e questo segnala una spaccatura. Ma la Corte è un organo collegiale e conta la decisione conclusiva, una «decisione coraggiosa», secondo molti osservatori, che «fa cadere una discriminazione», sottolineano i legali delle coppie e le organizzazioni che le rappresentano, come le associazioni Luca Coscioni e Sos Infertilità, perchè mette fine alla distinzione tra coppie di serie A e coppie di serie B. Le motivazioni della sentenza spiegheranno nel dettaglio perchè la Corte ha deciso in questa direzione. Ma certamente il cardine della decisione è la difesa del diritto di uguaglianza.
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