ROMA. Come nei Paesi del nord Europa: cambia il rapporto con l'alcol degli italiani, che al tradizionale vino ormai preferiscono in percentuale crescente birra e superalcolici, mentre prende sempre più piede l'abitudine a consumare alcolici in modo occasionale e fuori dai pasti. Continua poi la moda del 'binge drinking', ovvero le 'abbuffate' di bevande alcoliche in un breve arco di tempo, tra i giovani. Nel complesso resta consistente la quota di persone con comportamenti di consumo a rischio, soprattutto tra donne, giovani e anziani: nel 2012 è pari ad almeno il 13,8% della popolazione, per un totale di circa 7,4 milioni di italiani. Questo il quadro che emerge dalla 'Relazione al Parlamento su alcol e problemi alcol correlati 2013' pubblicata sul sito del ministero della Salute.
A preoccupare è inoltre il dato secondo cui assume alcol una buona percentuale di giovani tra gli 11 e i 15 anni (10,5% nel 2012), per i quali è rigorosamente prescritta la totale astensione dal bere. Nel 2011, poi, il 7,5% delle persone di 11 anni e più ha bevuto almeno una volta con modalità binge drinking (percentuale scesa al 6,9% nel 2012), ma tra i giovani di 18-24 anni questa modalità di consumo ha interessato il 21,8% dei maschi e il 7,9% delle femmine.
C'è però una notizia positiva: l'Italia occupa una posizione migliore rispetto a molti Paesi europei quanto a importanti indicatori di rischio, a partire dalla quantità di alcol consumata pro capite. Cambia dunque il rapporto degli italiani con l'alcol, che diventa sempre più simile ai comportamenti presenti nel Nord Europa. Nel decennio 2002-2012 è infatti evidente la crescita dei consumatori fuori pasto (passati dal 23,1% al 26,9%) tra gli uomini ma soprattutto tra le donne (passate dal 12,1% al 16%). E il fenomeno riguarda in particolare i giovani di 18-24 anni, tra i quali i consumatori fuori pasto sono passati dal 34,1% al 44%.
Anche l'analisi del tipo di bevande consumate indica l'evoluzione nel modello di consumo: calano i consumatori di solo vino e birra, soprattutto fra i più giovani e le donne, mentre aumentano coloro che consumano anche aperitivi, amari e superalcolici. Nel complesso, il consumo giornaliero non moderato nel 2012 riguarda il 7,5% della popolazione, e nella popolazione di oltre 65 anni interessa ben il 39,7% dei maschi e il 9,5% delle femmine.
Tuttavia l'Italia 'se la cava' meglio di altri Paesi Ue: il consumo di alcol pro capite, ad esempio, nel 2009 ha raggiunto i 6,94 litri, valore che si presenta in costante calo rispetto ad altre nazioni e consentirà presumibilmente all'Italia di raggiungere il livello di consumo raccomandato dall'OMS per l'anno 2015 (6 litri l'anno per la popolazione al di sopra dei 15 anni e 0 litri per quella di età inferiore). Continua poi a diminuire nel nostro Paese il tasso di mortalità per cirrosi epatica, e tra il 2011 e il 2012 si conferma in generale il trend discendente dei consumatori a rischio, che passano dal 15,2% al 13,8% della popolazione.
Le indagini europee rilevano anche che i nostri giovani sono, in rapporto ai loro coetanei europei, fra quelli che percepiscono maggiormente il rischio del bere regolare e sono al primo posto in Ue per la percezione del rischio del bere occasionale. In calo pure gli italiani che guidano l'auto o la moto dopo aver bevuto: nel 2012 risultano essere l'8,9% degli intervistati contro l'11,8% del 2008.
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