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Musumeci: «FdI? In Sicilia è in corso solo una crisi di crescita»

Parla il ministro ed ex presidente della Regione: «Dispiaciuto per il centrodestra diviso alle elezioni provinciali». Sul caso Asp di Trapani: «Se Croce ha sbagliato è giusto che paghi»

Il ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare Nello Musumeci
Il ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare Nello Musumeci

Su Fratelli d’Italia non ha dubbi: «In Sicilia è in corso solo una crisi di crescita, la difficoltà di gestire l'ingresso di nuove risorse umane che ci hanno portato a diventare il primo partito». E sullo scandalo della sanità a Trapani, affidata a un manager che gravita nell'orbita del suo partito, risponde perentorio: «Se l’avvocato Croce ha sbagliato è giusto che paghi». Il ministro Nello Musumeci vorrebbe limitarsi a parlare delle emergenze che è chiamato a gestire da quando ha in mano la delega alla Protezione Civile nazionale. Ma poi anche in questo caso non si può evitare di parlare della Sicilia: «Giorni fa il commissario straordinario per la siccità, Nicola Dell'Acqua, ha dichiarato che la crisi idrica nel Meridione e nelle Isole sarà ancora dura».

Vista dal suo osservatorio privilegiato, l’estate che ci attende sarà ancora all’insegna della crisi idrica?
«Non ho elementi per fare previsioni. Bisogna chiederlo all'Autorità di distretto. In Sicilia c’è un problema di bilanciamento tra risorsa naturale e consumi antropici. Debbo però ricordare che il deficit idrico riguarda tutto il territorio nazionale. Lo scorso anno anche Basilicata, Calabria e Puglia hanno sofferto. Tre anni fa ben cinque regioni del Nord chiesero lo stato di emergenza. Il governo nel 2023 ha nominato un commissario straordinario e una Cabina interministeriale. Le infrastrutture idriche prima di crearle bisogna programmarle. Nell'Isola si costruivano le dighe e ci si “dimenticava” delle condutture... Le porto un esempio eloquente del disinteresse siciliano. Una legge statale del 1989 obbligava tutte le Regioni a istituire un'Autorità di distretto che si occupasse solo di acque. La nostra Regione non l’ha mai fatto, per trent'anni. L’ho istituita io, col mio governo, nel 2018, appena insediatomi a Palazzo d'Orleans. Da allora abbiamo cominciato a programmare».

E qual è oggi la situazione?
«Non lo so. Posso solo dirle cosa abbiamo deliberato col mio governo, malgrado il Covid e un governo non amico a Roma: il Piano di contrasto alla desertificazione e alla siccità; il programma di pulizia delle prime dighe, da sabbia e detriti. Il completamento, con 90 milioni, della diga Pietrarossa, d’intesa col Mit. L’affidamento del progetto per la diga di Blufi. Un bando di 35 milioni per cofinanziare fino al 70 per cento piccoli invasi nelle aziende agricole, che ebbe una risposta a sorpresa di centinaia di richieste. Risorse ai Consorzi di bonifica per opere essenziali e 44 milioni per rifare la rete idrica nella città di Agrigento. Vado a memoria, ma quelle delibere sono tutte sul sito della Regione. Ricordiamoci che i governi fissano gli obiettivi, ma realizzarli è compito della burocrazia. E passano anni».

Al di là della crisi idrica, come giudica in generale la situazione della Sicilia?
«Non mi occupo più della situazione politica della Sicilia. Non ne ho il tempo e non lo farei nemmeno se lo avessi. Dico: largo ai giovani! Coltivo il vivaio del ricambio generazionale. Della Sicilia preferisco occuparmi per le mie competenze di ministro. Penso ai 40 milioni stanziati l'anno scorso proprio per combattere la siccità, ai fondi per la prevenzione antisismica nelle isole minori, ai 75 milioni per completare a Carini il Centro di ricerca biomedica Rimed, alle risorse assegnate alla Regione per la messa in sicurezza il territorio».

Parliamo di Fratelli d'Italia. In Sicilia la Meloni è stata costretta ad affidare il suo partito a un commissario.
«È solo una crisi di crescita. Siamo il primo partito in Italia e nell'Isola. Ed è normale che l'ingresso di nuove risorse umane possa determinare un assetto non facile da governare, almeno nella fase iniziale. Ma abbiamo una bella classe dirigente e parlamentare, a cominciare dal presidente dell'Ars Galvagno, e sono sicuro che il commissario Luca Sbardella saprà trovare il giusto punto di equilibrio in questa fase di riassetto. Quanto al resto, mi lasci esprimere il dispiace nel constatare che alle elezioni provinciali il centrodestra non si presenta compatto: in tre province su sei Forza Italia va alleata col Pd. Dovremmo tutti convincerci che le alleanze, nel centrodestra, o sono un valore o sono un male necessario».

Un manager di Fratelli d’Italia, Ferdinando Croce, è finito nella bufera per lo scandalo degli esami istologici in ritardo di mesi a Trapani. Come valuta quanto accaduto?
«Ho seguito attraverso la stampa. Una vicenda triste e dolorosa. Se l’avvocato Croce ha sbagliato è giusto che paghi».

Da tre anni è ministro con delega alla Protezione Civile, al Mare e a Casa Italia. Facciamo un bilancio?
«Tanto lavoro, ma anche soddisfazioni. L'ultima, la mia legge sul Codice della ricostruzione post calamità, pubblicata l'altro giorno sulla Gazzetta Ufficiale. Le ricostruzioni in Italia durano molto e costano troppo. A volte non bastano 60 anni, come sanno bene gli abitanti della Valle del Belice. Con questa legge del governo Meloni si fissano tempi certi, procedure celeri e poteri straordinari. Con due altre novità: non sempre si ricostruisce "com'era e dov'era", ma si delocalizza se il territorio è troppo esposto ai rischi; e si pianifica la ripresa dello sviluppo socio-economico del territorio colpito, con risorse certe, grazie a un budget che non può essere inferiore al 4% di quanto stanziato per la ricostruzione. Un freno allo spopolamento inarrestabile».

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