
Il primo effetto dell’approvazione della mini-riforma degli enti locali, prevista all’Ars per la prossima settimana, sarà un maxi rimpasto in tutte le principali giunte comunali e una serie di staffette nei consigli fra assessori e primi dei non eletti.
Il testo finale della riforma, approvato con l’ultimo voto dalla commissione Affari Istituzionali dell’Ars mercoledì, ha messo sul tavolo almeno due sorprese. Rispetto a quanto annunciato in fase di gestazione, le due principali norme entreranno in vigore subito e non dalla prossima legislatura. Per la precisione, l’articolo che impone a ogni sindaco di arruolare in giunta almeno il 40% di donne entrerà in vigore «dopo novanta giorni dalla data di pubblicazione della legge sulla Gazzetta Ufficiale».
A giugno rimpasto ovunque
Il che significa, per fare qualche esempio, che il sindaco di Palermo Roberto Lagalla, forte di una giunta di 10 membri, al massimo a fine giugno dovrà raddoppiare il numero attuale di assessori donne passando da 2 (Rosi Pennino e Brigida Alaimo) a 4. E lo stesso vale a Catania per Enrico Trantino, anche lui con una squadra attualmente composta da 9 uomini e una donna (Viviana Lombardo): dunque almeno tre assessori dovranno lasciare spazio ad altrettante colleghe. Sarà rimpasto anche a Messina, dove il sindaco Basile ha una giunta di 10 membri che oggi conta solo 2 donne.
Con proporzioni diverse, il caso si ripeterà in tutte o quasi le giunte dei Comuni siciliani. Visto che nessuna, almeno secondo le stime fatte dai deputati dell’Ars, conta già oggi una presenza di donne pari al 40%. Solo nei Comuni che contano fino a 15 mila abitanti la riforma entrerà in vigore dopo le prossime elezioni. In tutti gli altri parecchi uomini dovranno lasciare spazio alle donne.
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