Il quadro, finalmente, si presenta con più luci che ombre, fino al punto di reggere il confronto con il «sistema Nord», perlomeno in alcune aree di intervento medico, tanto da far spiccare l’Isola fra le regioni che hanno fatto «un bel balzo in avanti», sintomo «che è stato realizzato un buon lavoro». Parole di Domenico Mantoan, direttore generale dell’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, pronunciate a margine della presentazione, ieri (29 ottobre) nella sede del Cnel, del nuovo «Programma esiti»: il lavoro di monitoraggio e analisi delle cure erogate negli ospedali pubblici e privati elaborato dalla stessa Agenzia, che nel 2023 registra un miglioramento delle performance dei nosocomi siciliani in alcuni dei 205 indicatori considerati.
Si parte dall’area cardiovascolare, dove, alla voce angioplastica coronarica, la Sicilia si distingue subito in positivo grazie a un presidio che non ti aspetti: il Barone Romeo di Patti, l’ospedale che lo scorso agosto era finito sulla cronaca di tutta Italia per il caso della frattura al perone bloccata con le stecche, e che adesso, nelle 100 pagine del report, risulta prima struttura del Paese per tempestività di accesso (entro 90 minuti) alle cure degli infartuati, garantita a più dell’85% dei pazienti, seguita dai nosocomi di Treviso e Massa Carrara. Ma nello stesso paragrafo troviamo pure il San Giovanni di Dio di Agrigento, il Giovanni Paolo II di Sciacca, il Sant’Antonio Abate di Trapani e il Civico di Palermo, che nell’ultimo triennio hanno assicurato un impianto di Stent entro un’ora e mezza per almeno il 60% delle persone colpite da infarto.
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