Appena annunciato, il contributo alle famiglie più povere che il governo Schifani sta per creare spacca già i sindacati e accende una serie di micce pronte a esplodere all’Ars. Quei 30 milioni che dovrebbero sostenere i nuclei con meno di 5 mila euro di reddito annuale rischiano così di diventare la norma su cui si giocherà il destino della Finanziaria quater, che ieri ha iniziato il proprio cammino in commissione Bilancio all’Ars con l’obiettivo di arrivare al traguardo in aula entro due o tre settimane. È stato Renato Schifani a svelare le mosse del governo chiudendo la due giorni di Forza Italia all’hotel Domina Zagarella di Santa Flavia.
Appena annunciato, il contributo alle famiglie più povere che il governo Schifani sta per creare spacca già i sindacati e accende una serie di micce pronte a esplodere all’Ars. Quei 30 milioni che dovrebbero sostenere i nuclei con meno di 5 mila euro di reddito annuale rischiano così di diventare la norma su cui si giocherà il destino della Finanziaria quater, che ieri ha iniziato il proprio cammino in commissione Bilancio all’Ars con l’obiettivo di arrivare al traguardo in aula entro due o tre settimane.
È stato Renato Schifani a svelare le mosse del governo chiudendo la due giorni di Forza Italia all’hotel Domina Zagarella di Santa Flavia. Il presidente ha annunciato che la legge di assestamento di bilancio, la cosiddetta Finanziaria quater, conterrà anche un articolo che prevede di affidare all'Irfis un tesoretto di 30 milioni, prelevato dai capitoli di spesa dell'assessorato alla Famiglia: servirà a erogare aiuti da 5 mila euro all'anno solo ai nuclei con un reddito Isee non superiore a 5 mila euro.
Per Schifani è una misura di carattere sociale che non va però paragonata al reddito di cittadinanza malgrado miri ad aiutare proprio gli orfani di questo contributo introdotto dal governo Conte e cancellato dalla Meloni. Eppure ieri sono state proprio le parti sociali ad attaccare il governo, parlando sostanzialmente di una manovra populista e finendo perfino per spaccarsi: con Cgil e Uil attestate su una bocciatura secca e la Cisl in posizione più neutrale.
Il punto non è tanto l’opportunità di prevedere un aiuto alle fasce deboli quanto la misura dell’intervento. E i primi conti li ha fatti il segretario della Cgil, Alfio Mannino: «Schifani fa solo propaganda, il suo annuncio è uno schiaffo alla povertà . Se dovessero fare richiesta gli stessi nuclei che incassavano il reddito di cittadinanza, con uno stanziamento di 30 milioni, riceverebbero poco più di 100 euro l’anno». Più nello specifico la Cgil ha calcolato che «ogni anno col reddito di cittadinanza arrivavano in Sicilia oltre un miliardo e mezzo di euro per 280 mila precettori, cioè circa 600 euro al mese per ogni nucleo familiare.
Se la platea dei richiedenti fosse la stessa – rileva Mannino - con lo stanziamento di 30 milioni previsto da Schifani arriverebbero 107 euro l’anno a famiglia, invece che 7 mila». Secondo la Cgil infine «se invece si tiene in considerazione l’insieme dei nuclei con Isee inferiore a 5 mila euro (sono 345.569) la cifra si abbassa a 86 euro l’anno».
Il presidente della Regione fin dall’annuncio di domenica aveva invitato a non paragonare il suo piano a quello che aveva caratterizzato il governo a trazione grillina: «La misura alla quale stiamo lavorando non è il reddito di cittadinanza, che teneva i giovani al palo. Si tratta di un aiuto alle famiglie che non ce la fanno. La politica ha il compito di salvaguardare il sociale e di migliorare la qualità della vita delle persone che non ce la fanno».
Anche per questo motivo ieri Palazzo d’Orleans non ha risposto alle critiche dei sindacati. Né ha fornito cifre diverse. E tuttavia i numeri a cui guarda Schifani sono facilmente desumibili dal testo dell’emendamento che indica un budget di 30 milioni con cui assegnare «un contributo di solidarietà a fondo perduto nella misura massima di 5.000». Significa che se il bando che l’assessorato alla Famiglia e l’Irfis emetteranno a manovra approvata prevedesse di dare 5 mila euro ai primi che si faranno avanti e fino a esaurimento del budget a ricevere il contributo sarebbero seimila famiglie.
Ma i tecnici della Regione non escludono che il bando preveda di finanziare quante famiglie più possibile e dunque, ampliando il numero di beneficiari, diminuirà progressivamente l’importo dell’aiuto. Sempre che il governo non mettà sul piatto ulteriori risorse.
Ipotesi, quest’ultima, che potrebbe maturare nel corso delle votazioni in aula all’Ars. Perché l’emendamento di Schifani gode di un sostegno trasversale e potrebbe sfruttare una congiuntura positiva: i 420 milioni che il governo intende mettere sul piatto della manovra fanno riferimento al bilancio 2024 e vanno spesi dunque entro fine anno, senza eccezioni. Dunque - riflettono alcuni navigati esponenti della maggioranza - si potrebbe dirottare su questo reddito di povertà tutto quello che rischia di rimanere nei cassetti.
Si vedrà. Intanto la manovra ieri ha praticamente concluso, con un voto lampo, il proprio cammino in commissione Bilancio. E si prepara quindi al passaggio in aula, che avverrà dopo l’approvazione del piano Salva-Casa, prevista per questa settimana.
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