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I gestori delle case rifugio per le donne in Sicilia: «La Regione gestisca il sistema direttamente»

MILANO (ITALPRESS) – Secondo gli ultimi dati Istat, in Italia il 31.5% delle donne ha subito nel corso della vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner o ex partner, parenti o amici. Nel 62.7% dei casi gli stupri sono stati commessi da partner.

«Chiediamo con forza che la Regione Sicilia assuma direttamente la gestione del sistema di accoglienza di emergenza, superando l’intermediazione dei Comuni. È necessario individuare procedure e linee di finanziamento certe, che garantiscano il diritto alla protezione per tutte le donne e i minori vittime di violenza». E’ questa la richiesta del coordinamento regionale delle Case Rifugio «Senza Rete» al termine dell’incontro che si è svolto nell’Aula Bonsignore dell’assessorato regionale della Famiglia e delle Politiche Sociali, a Palermo, per presentare la nuova realtà nata dall’unione degli enti gestori delle case rifugio accreditate presso la Regione Sicilia. Ventitre le associazioni che ad oggi hanno aderito al coordinamento, presenti in tutte le nove province siciliane, che rappresentano oltre il 60% delle strutture impegnate nell’accoglienza e protezione delle donne e dei minori vittime di violenza. L’evento, che ha visto la partecipazione dell’Assessore alla Famiglia Nuccia Albano, e dei dirigenti del servizio, è stato un importante momento di confronto.

«L’obiettivo è chiaro - dice il portavoce Giuseppe Bucalo, dell’associazione Penelope - colmare il divario tra le promesse istituzionali e la realtà dei fatti, assicurando la certezza della presa in carico, della protezione e dell’accesso a percorsi di autonomia personale per le donne che denunciano violenze». Nel corso della conferenza, il Coordinamento ha messo in luce una problematica grave: “l’inadempienza - dice il portavoce - se non addirittura l’ostilità, di molti Comuni siciliani nel farsi carico delle donne che denunciano violenza. Troppo spesso, i Comuni rifiutano di coprire i costi necessari per l’accoglienza in emergenza nelle Case Rifugio, giustificando tale mancanza con la carenza di risorse economiche».

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